Era incapace di intendere e di volere. È l’esito della perizia psichiatrica disposta dalla procura su Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, 35 anni, accusato di aver ucciso con un “manubrio da palestra” la madre 73 enne Fiorenza Rancilio, ereditiera del gruppo immobiliare Rancilio (che ha realizzato il quartiere Giardino a Cesano Boscone), lo scorso dicembre in un attico in centro a Milano. Per questo motivo non dovrebbe andare in carcere ma essere affidato a una comunità specializzata. La notizia è stata pubblicata in anteprima da “La Repubblica”.
L’inchiesta
Le indagini avrebbero confermato che sarebbe stato il figlio a uccidere l’ereditiera 73enne Fiorenza Rancilio, trovata morta lo scorso 12 dicembre nella sua casa, in via Crocefisso a Milano. Il suo cadavere presentava profonde ferite alla testa. La donna è la sorella maggiore di Augusto, l’architetto sequestrato dalla ‘ndrangheta a Cesano Boscone nel 1978. Il suo corpo era stato ritrovato sotto una coperta e alcuni asciugamani, disteso nel salotto di casa. Secondo la Procura, il motivo dell’aggressione sarebbe “da individuare nei rapporti esistenti tra madre e figlio, rovinati dalla patologia sofferta dall’indagato”.
La schizofrenia
Patologia emersa a partire dal 2014 da quando è stato ricoverato per tre volte in psichiatria. Il giorno della scoperta del cadavere della madre, i tecnici della scientifica avevano rirtrovato nella sua stanza “psicofarmaci del tipo benzodiazepine e clozapina”. Visto il suo stato, il 35enne era stato ricoverato nel reparto di Psichiatria al Policlinico. Oggi, alla chiusura dell’indagine, condotta dalla pm Ilaria Perinu, mancano ancora i risultati dell’autopsia e gli esiti delle analisi scientifiche, indispensabili per poter stabilire il grado di pericolosità sociale di Guido Pozzolini Gobbi Rancilio per poterlo indirizzare in una struttura idonea..
Vittima della ‘ndrangheta
Come detto, Fiorenza Rancilio era presidente della fondazione “Augusto Rancilio”, dedicata al fratello Augusto, architetto di 26 anni vittima di un sequestro di persona avvenuto al quartiere Giardino a Cesano Boscone, nel 1978. Avrebbe potuto essere anche lei o il padre l’obiettivo di una banda di rapitori, legati alla ‘ndrangheta di Platì, guidata da Saverio Morabito. Il giovane scomparve senza che il suo corpo (sono passati 45 anni) sia mai stato fatto trovare.
Il pentito
Un mistero solo in minima parte svelato dallo stesso Saverio Morabito, killer e narcotrafficante, rapinatore e sequestratore, che si sarebbe poi pentito, dando origine al gigantesco blitz e processo dell’inchiesta “Nord-Sud” che ha visto sfilare sul banco degli imputati il fiore fiore della ‘ndrangheta emigrata dalla Calabria a Buccinasco dove ha messo le radici.
Il rapimento
Proprio davanti al cantiere del quartiere Giardino a Cesano Boscone, la mattina del 2 ottobre 1978, Alfredo Rancilio e suo figlio Augusto vennero circondati da un commando di 8 persone. Augusto venne caricato su un furgone e di lui non si seppe più nulla fino a quando il boss Saverio Morabito raccontò che era stato ucciso perchè aveva cercato di ribellarsi ai suoi carcerieri. Prima di morire, Fiorenza Rancilio si occupava della gestione degli immobili ereditati da suo padre, tra cui l’intero quartiere Giardino di Cesano Boscone, oltre ad essere la presidente della fondazione intitolata al fratello. L’ente senza fini di lucro ha sede a Villa Arconati a Bollate.
La nuova tragedia
Dopo anni di apparente normalità, la nuova tragedia. Lo scorso 12 dicembre Fiorenza Rancilio era stata trovata senza vita sotto una coperta e alcuni asciugamani. Il corpo era disteso nel salotto di casa e presentava una ferita mortale al cranio. Nello stesso appartamento, il figlio in uno stato psichico che ne ha richiesto il ricovero in ospedale.