venerdì - 26 Aprile 2024
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Trezzano, dal magazzino spunta l’archivio dell’Avanti! con lettere e foto originali di Sandro Pertini e Pietro Nenni

Lo custodisce Silvano Burato, ex membro del Pc trezzanese e, sino a pochi anni fa, titolare di un super mercatino aperto in via Turati

Silvano-Burato-Trezzano
Nella foto. Slvano Burato, custode dell’archivio storico del quotidiano socialista Avanti!

Sono molti, a Trezzano, a conoscere Silvano Burato. Assieme alla sorella e alla moglie gestiva un piccolo supermercato in via Turati,  supermercato che adesso non c’è più.  Al suo posto c’è un bar (Settemila cafè), ma sino agli anni 2000 era un punto di riferimento per molti residenti del quartiere Zingone. Politico di lungo corso, da tempo si era ritirato a vita privata. Sino all’altro giorno, quando Il Gazzettino, quotidiano del Veneto, gli ha dedicato un lunghissimo articolo.

Il motivo? Burato, oggi 85enne, una lunga militanza nel vecchio partito comunista, in crisi di coscienza quando, durante le celebrazioni per il 45º anniversario della battaglia di Porta Lame, il segretario del Partito Comunista Italiano, Achille Occhetto annunciò la svolta della Bolognina e cambiò nome  (il primo dei tanti) al partito di Gramsci, ha deciso di aprire il suo archivio.

Si tratta di uno scrigno prezioso. Un forziere in cui per anni ha conservato documenti importanti. Di cosa si tratta?  Decine e decine di lettere scritte a mano dai leader del partito socialista prima della scissione, sottoscritte da Pietro Nenni, da Sandro Pertini, Giuseppe Saragat. E poi copie su copie dell’Avanti! Con edizioni che risalgono al 1903, foto dei leader socialisti pubblicate sul giornale, gli originali delle vignette che Dino Boschi, il Forattini di quegli anni, pubblicava su quella che un tempo è stata la testata punto di riferimento della sinistra italiana.

Quella di Silvano Burato e del suo archivio è una storia straordinaria. L’ex Pc, anima critica assieme a Ruggero Giangiacomi dell’era in cui Tiziano Butturini (poi arrestato per tangenti) era sindaco di Trezzano,  conserva quel che resta di cimeli dell’Avanti! – il giornale del Partito socialista, fondato nel 1896 da Leonida Bissolati, e diretto in successione da Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Ignazio Silone, Sandro Pertini ed anche da Benito Mussolini, prima della svolta fascista.

Burato divide la sua vita fra Trezzano e una villetta di campagna a Torre di Mosto, nell’entroterra veneziano che gli ha dato i natali.  Un pendolarismo obbligato per curare gli acciacchi provocati dall’ età.  La sua è una storia tutta da raccontare. Da giovane, dopo il militare, non trovando lavoro, si era trasferito in Lombardia, la terra promessa per molti veneti. Per lui lo è diventata davvero. Faceva  il muratore  per dodici ore al giorno e la sera rientrava a dormire in una baracca a Trezzano. I soldi non erano molti, doveva aiutare la famiglia, e,  per risparmiare  faceva la spesa in una piccola drogheria gestita da due anziani, che lo avevano preso in simpatia.

“Mi hanno persino dato un alloggio in muratura senza farmi pagare niente” racconta oggi. Trovato lavoro alla Siemens, con la certezza “del posto sicuro” si era sposato. Dal matrimonio sono nati due figli. Durante una visita ai due vecchietti titolari della drogheria scoprì che erano stanchi. Stanchi del lavoro che ogni giorno erano obbligati a fare per tenere viva la loro attività. I due gli offrirono di acquistare il negozio. “Non avevo soldi – ricorda – me lo hanno dato sulla fiducia, l’ho pagato a rate in appena 18 mesi. Niente cambiali solo una stretta di mano”.  Altri tempi, direbbe qualcuno. Certo, anche altre persone.

In pochi anni quella piccola drogheria diventa un supermercato. Burato da operaio si trasforma in un imprenditore. Però, non dimentica le sue origini. Comunista era e comunista rimane. Si candida anche al Consiglio comunale nella fila del Pc.  Ma la sua principale attività è il ”suo negozio” cui dedica ogni cura.

Tra i clienti c’era la vedova di Lamberto Sanguinetti, un ex giornalista dell’Avanti!. “Io andavo a casa a consegnarle la spesa. – ha raccontato Burato al Gazzettino – Un giorno la signora mi ha chiesto se potevo caricare le carte del suo povero marito, morto da poco, e potarle in discarica. Quando mi ha fatto vedere di cosa si trattava sono rimasto senza parole. C’erano quintali di giornali e documenti vari, raccolti in faldoni, che, probabilmente, il giornalista aveva salvato dal macero. Le ho chiesto il permesso di portare il materiale nel mio magazzino a visionarlo prima di gettarlo. Man mano che lo studiavo mi rendevo conto che non c’era nulla da buttare, era un patrimonio da salvare. C’era la storia d’Italia”.

“Sono consapevole – ha sottolineato nell’intervista – che si tratta di materiale pregiato che merita una collocazione pubblica, qui c’è un potenziale museo del Partito Socialista. Vorrei parlarne con qualche dirigente ”. Se qualcuno accettasse di esaminare i reperti si troverebbe di fronte preziosissime lettere originali di personaggi del calibro di Eduardo De Filippo, Guglielmo Marconi, Enrico Caruso, Giuseppe Giacosa, Giovanni Mosca ed anche Vittorio Emanuele III, l’attore Paolo Ferrari e molti altri nomi noti, inviate  in quell’epoca ai vari direttori dell’Avanti!

Non solo. Avrebbe tra le mani gli appunti su alcune inchieste giornalistiche formulate da Pietro Nenni, più volte direttore della testata e leader socialista. E poi ancora  alcune immagini dello stesso Nenni fotografato a Mosca, nella Piazza Rossa, in compagnia di alcuni leader comunisti, oppure  in Cina assieme ad un giovane Mao Zedong, e persino con Carlo Ponti, il produttore cinematografico, marito di Sophia Loren. Ogni reperto è in ottimo stato di conservazione.

Burato parla con orgoglio del suo archivio. Per lui, uomo emotivamente e culturalmente legato a una sinistra che oggi non c’è più,  aver conservato l’archivio dell’Avanti! è stata ed è, ogni volta che lo riapre, un’emozione grandissima. Un’emozione che però a 85 anni ha deciso di condividere. Così si è messo alla ricerca di qualcuno che lo sappia valorizzare: un’associazione culturale o legata al socialismo d’antan.

“Non è una questione di soldi – ripete a chiunque ne parli – è una questione di continuità. Ho salvato l’Avanti! dal macero, perché è un patrimonio storico.  Mi piacerebbe se Claudio Martelli, che dirige il nuovo Avanti!, salvasse la storia del suo partito e del suo giornale”.

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