mercoledì - 1 Maggio 2024
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Il cardo mariano: il miglior rigeneratore delle cellule epatiche

È indicato nella degenerazione grassa del fegato, causata da alcol e sostanze tossiche e nell’infiammazione del tessuto epatico prodotta dall’assunzione di farmaci

Le macchie bianche che compaiono sulle nervature delle foglie spinose del silibum marianum (questo il nome botanico del cardo mariano), secondo una leggenda, sono le gocce di latte cadute dal seno di Maria mentre allattava Gesù, durante la fuga verso l’Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti ordita da Erode. Così, questa pianta, soprattutto durante il Medioevo, veniva prescritta a nutrici e puerpere per aumentarne la secrezione lattea.

Crescita spontanea

Il cardo mariano è una pianta erbacea biennale, alta circa un metro e mezzo. Tipica del bacino del Mediterraneo, si trova anche in Medio Oriente, e in alcune zone dell’America Latina. Cresce spontanea sui terreni asciutti e pietrosi. Le sue foglie tenere, accuratamente mondate dalle spine, possono essere mangiate sia cotte che crude in insalata come fanno i tuareg del Sahara che le considerano un cibo prelibato.

La migliore sostanza per la terapia del fegato

Ha infiorescenze rosa o porpora e frutti, gli acheni, avvolti dal pappo, scuri e duri di 6-7 mm. Ed è proprio dai frutti che si ricava il tesoro medicamentoso di questa umile pianta: la silimarina, che oggi è la migliore sostanza documentata per la terapia del fegato, un composto di taxifolina, quercetina, lapigenina, capace di stimolare la rigenerazione delle cellule epatiche danneggiate da sostanze tossiche quali alcol etilico, droghe, steroidi anabolizzanti orali, tetracloruro di carbonio, falloidina (il veleno contenuto nel più tossico dei funghi: l’amanita falloide).

La sintesi delle proteine

La silimarina, i cui effetti epatoprotettivi sono stati dimostrati sia in vitro che in vivo, stimola la sintesi delle proteine delle cellule epatiche ed inibisce quella dei mediatori infiammatori e dei radicali liberi sul mesenchima (il tessuto fibroso di sostegno del fegato), sembra in grado di ridurre i livelli delle transaminasi epatiche, della bilirubina e di tutti gli altri indicatori della funzionalità epatica, portando ad un miglioramento dei fastidi legati alle problematiche epatiche stesse, come dispepsia, astenia e inappetenza.

Contro le intossicazioni

Il cardo mariano è pertanto indicato nella degenerazione grassa del fegato, causata da alcol e sostanze tossiche; nell’infiammazione del tessuto epatico causata dall’assunzione di farmaci quali gli antinfiammatori come l’acido acetilsalicilico, i tubercolostatici, gli anovulatori e gli psicofarmaci; nelle intossicazioni causate da sostanze particolarmente tossiche per il fegato come il tetracloruro di carbonio e gli insetticidi organofosforati; nell’epatite virale acuta, cronica, alcolica; nell’insufficienza e congestione epatica con e senza itterizia; nella cirrosi epatica  (tuttavia se si è già manifestata la necrosi delle cellule non è più possibile ottenere con la silimarina la guarigione).

L’azione terapeutica

Ma gli effetti benefici non finiscono qui. I frutti del cardo mariano e, in minor misura, le foglie e le radici contengono, inoltre, amine biogene, oli essenziali, albuminoidi e tannino che favoriscono l’azione regolatrice del sistema neurovegetativo. Così il silybum marianum svolge la sua azione terapeutica in caso di emicranie, nevralgie, esaurimento e affaticamento, nausea e vomito durante i viaggi (cinetosi), reazioni allergiche, febbre da fieno, orticaria e asma, irritazioni da radiazioni, diabete, osteoartrite.

Prevenire l’invecchiamento della pelle

Presenti, inoltre, principi amari che vengono usati per le essenze dei liquori. Per esplicare le sue proprietà terapeutiche e antiossidanti, il cardo mariano si usa sotto forma di tisana, decotto, capsule, compresse, creme e tintura madre. Le creme sono per uso topico, cioè esterno, applicandole sulla pelle per prevenirne l’invecchiamento e alleviare eritemi, scottature e i danni della psoriasi.

Il cardo asinino

Da vari test clinici non sono emersi particolari effetti negativi o tossici, anche ad alti dosaggi. Dal momento però che la silimarina è insolubile in acqua, se si volesse trarre maggior beneficio dalle proprietà disintossicanti del cardo mariano, è consigliabile ricorrere a preparati sotto forma di capsule e compresse piuttosto che alle tisane e ai decotti.
E dire che, per alcuni profani di certi paesi, il cardo mariano era buono esclusivamente come cibo per asini e da questo deriva l’altro nome attribuito alla pianta: cardo asinino!   

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