martedì - 21 Maggio 2024
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L’equiseto: una pianta della salute ricchissima di silicio organico

Un coadiuvante eccezionale per traumi e fratture, efficace per la cura dell’artrosi, la prevenzione dell’osteoporosi, la bellezza della pelle. Ma non solo. Conosciuto anche col nome di argilla vegetale le sue portentose proprietà curative erano note già ai Greci e ai Romani

400 milioni di anni fa la Terra era popolata da equiseti giganteschi alti come alberi i cui resti formarono i giacimenti di carbon fossile che l’uomo ha sfruttato nel corso dei secoli.
Oggi l’equiseto di cui esistono circa venti specie tra cui l’arvense, popolarmente conosciuto come “coda cavallina”, è una pianta erbacea perenne, con un rizoma strisciante nero, col fusto alto dai 10 ai 50 centimetri, diffuso nelle zone temperate di tutto il mondo tranne che in Australia. Etimologicamente il suo nome deriva da equi: cavallo; seta: setola, crine; arvense: dal latino arvum, campo; pianta che cresce nei campi, nelle zone umide, sabbiose e argillose. Si chiama anche rasperella dal latino asper, ruvido, per l’uso che se ne faceva nel levigare superfici legnose e di altri materiali.

L’utilizzo in erboristeria

Dal rizoma si sviluppano due tipi di fusto: i cauli fertili, privi di clorofilla, rossicci e senza rami simili agli asparagi, che spuntano in primavera e al cui apice si trova una spiga contenente le spore, detta sporangio; altri sterili, e sono quelli utilizzati in erboristeria, che maturano durante l’estate, eretti ma privi di lignina, di colore verde intenso, cavi all’interno, con nodi da cui si dipartono a raggera rami filiformi quadrangolari, dalla consistenza vetrosa che utilizzano come sostegno i sali di silicio di cui sono ricchi.

Insostituibile e inestimabile

L’equiseto arvense era già conosciuto ed utilizzato fin dalla preistoria. Dioscoride ne esaltava le virtù diuretiche, astringenti, emostatiche e cicatrizzanti, antinfiammatorie contro le infezioni delle vie urinarie e polmonari. Ma nonostante ciò, col passar del tempo, la coda cavallina fu in parte dimenticata. Fu il medico naturalista dottor Kneipp che la ricollocò nel giusto novero delle piante “insostituibili ed inestimabili” che la natura offre a nostro beneficio.

Nelle unghie e nello smalto dei denti

Tutta la pianta è ricchissima di sostanze minerali: potassio, calcio, sodio, magnesio, azoto, zolfo, fosforo ma soprattutto silicio organico, ovvero combinato con proteine (0,5 – 0,8%) fattore molto importante perché il silicio minerale isolato, chimicamente puro, non può essere assorbito e assimilato dall’organismo. Recenti studi sul ruolo del silicio nell’organismo hanno evidenziato che questo oligoelemento si trova nella cute, nelle unghie, nello smalto dei denti, nelle cartilagini, nei legamenti, nelle ossa. In questi tessuti fa da catalizzatore nella rigenerazione delle fibre di collagene ed elastina. Poiché una delle principali peculiarità dell’equiseto riguarda la rigenerazione tissutale a livello osseo, dermico, polmonare, le ricerche fin dagli inizi del secolo scorso hanno posto in evidenza le relazioni sinergiche tra il silicio e gli apparati coinvolti: c’è una concentrazione notevole in silicio proprio nei tessuti in cui il tropismo dell’equiseto è specifico. Così la somministrazione di silicio in soggetti con ritardato sviluppo scheletrico porta al rapido recupero del tessuto osseo e alla riparazione di traumi e fratture. Sempre grazie al suo contenuto in silicio e al suo effetto depurativo, l’equiseto è uno dei pochi rimedi veramente efficaci per la cura dell’artrosi e, stimolando gli osteoblasti e i fibroblasti, è molto utile nei casi di osteoporosi. Nell’uomo, l’organo che contiene più silicio in assoluto, è il timo, seguito dalle ghiandole surrenali e dai polmoni.

Benefici sul sistema immunitario

Pertanto la somministrazione di equiseto potrebbe influire positivamente sul sistema immunitario (timo) sull’equilibrio dei minerali (surrenali) e sui polmoni (cicatrizzazione delle lesioni tubercolari e bronchite cronica). Il silicio favorisce l’assorbimento del fosforo dei fosfolipidi contenuti nelle cellule del tessuto nervoso. E l’equiseto, che è ricchissimo di fosforo, oligoelementi e altri minerali, svolge un’azione riequilibrante anche sul sistema nervoso. Ricerche epidemiologiche hanno, inoltre, evidenziato una minore incidenza di cancro nelle aree dove i terreni sono più ricchi di silicio e magnesio, pertanto l’uso dell’equiseto, ricchissimo di questi minerali, potrebbe giovare in tali patologie.

Elimina le scorie

Contribuisce anche all’eliminazione delle scorie metaboliche con effetto detossificante, con i suoi minerali stimola la produzione di collagene, sostanza che rende tonici i tessuti, previene le rughe, migliora l’elasticità della pelle. Nell’equiseto alcuni ricercatori hanno trovato tracce di nicotina ma, rispettando le dosi consigliate, la quantità di questo alcaloide  che si ingerisce è praticamente trascurabile e non agisce sull’organismo.
Infuso di equiseto: un cucchiaio di preparato erboristico in una tazza d’acqua portata ad ebollizione e lasciata in infusione per 10 minuti. Bere lontano dai pasti.
Tintura madre: 30 gocce 2 volte al dì per almeno un mese
Polvere in capsule: 6 g al dì.
Conosciuto come “argilla verde” l’equiseto può essere, infine, applicato localmente per trattare cellulite, flaccidità dei tessuti, edemi.  

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