venerdì - 29 Marzo 2024
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Alla scoperta del sentiero delle meraviglie nascoste

A piedi o in bicicletta, non ha importanza. Importanti sono le straordinarie sorprese che si incontrano lungo il percorso

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Si parte da Oriano Ticino (260 m), piccola frazione del comune di Sesto Calende, in provincia di Varese, che si presenta come un borgo dal sapore antico, affacciato tra la vegetazione di un poggio

Il Roccolo Pierino

Parte da qui, da Oriano Ticino, il “Sentiero delle Meraviglie Nascoste”, proprio vicino alla piccola chiesa del paesino. È un percorso lungo 12 km, abbastanza impegnativo, sia piedi che in mountain bike, essendoci parecchi dislivelli e diversi tratti di sentieri accidentati. Però ne vale la pena. La strada, in leggera salita, porta subito all’ex “Roccolo Pierino” (Una volta i roccoli erano trappole per gli uccelli di passo e stanziali, ora sono diventati strumenti utilizzati per l’inanellamento degli stessi uccelli e per le attività didattiche con i ragazzi.) Il Roccolo Pierino era circondato da un bosco didattico e ospitava un recinto di rilascio della cicogna nera entrambi in disuso. Il centro è stato chiuso poiché è stato oggetto di atti vandalici durante i quali sono stati distrutti i recinti e le cicogne bersagliate con materiali di ogni tipo.

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In compagnia del Falco pellegrino

Il sentiero sale verso il Poggio d´Oriano attraverso radure e boschi di quercia, castagno e pini silvestri (abitati da varietà di rapaci stanziali come il Nibbio bruno, la Poiana o il Falco pellegrino). Lungo il percorso si incrociano le sorgenti del Rio Capricciosa fino al Sass da Preja Buia e infine l´Oratorio campestre in stile romanico di San Vincenzo.

Il Roccolo Brescianella

Si transita anche dal “Roccolo Brescianella”, uno dei più importanti centri di inanellamento degli uccelli migratori. Questo primo tratto permette di osservare il passaggio da un ambiente rurale caratterizzato da campi coltivati e prati, ai boschi misti di pino silvestre e castagno. Qui intorno si trovano numerose e ancora ben conservate selve castanili, ultimi resti della civiltà contadina di un tempo.

La testimonianza di Maria Teresa d’Austria

Si prosegue in direzione nord lungo il versante che fiancheggia la piana di Lentate fino a Santa Fè, caratteristico agglomerato di edifici rurali. Puntanto in direzione sud, al margine dei prati e in prossimità del bosco si trova una sorgente utilizzata per irrigare i campi circostanti. Il percorso comincia a risalire fino alla Cascina Monastero. Da qui parte una pineta che accompagna l’escursionista per un tratto di strada, almeno sino a quando non si piega salendo in direzione nord ovest per raggiungere la Cascina Bilesa, che sorge in una radura destinata un tempo a coltivazione e pascolo. Si tratta di un insediamento che viene indicato sulle mappe del catasto voluto da Maria Teresa D’Austria già nel 1722.  Il complesso, oggi, è costituito di alcuni rustici, un pozzo, un’aia e presenta i caratteri tipici della ‘cascina varesotta-altomilanese’. È il punto più elevato dell’escursione posta a 320 m di altitudine.

Il “Sass della Preja Buia”

Dalla Cascina Bilesa inizia la discesa verso le sorgenti del Rio Capricciosa (296 m s.l.m.), ambiente impreziosito da vegetazione tipica delle aree umide e che l’opera dell’uomo ha reso molto simile a un fontanile di pianura.
Dalle sorgenti si prosegue su un comodo sterrato sino alla località Livello e poi si scende in direzione San Vincenzo, poco prima dell’oratorio Romanico, sulla sinistra si può osservare il masso erratico “Preja Buia”, monumento naturale trasportato dalle masse glaciali del quaternario che lo presero in carico in Val d’Ossola e lo abbandonarono dove si trova oggi allo scioglimento dei ghiacci; Il “Sass della Preja Buia” e gli erratici circostanti presentano inoltre delle incisioni rupestri ricollegabili a pratiche culturali dell’Età del Ferro. Infine si giunge all’Oratorio di San  Vincenzo dell’XI secolo con la sua graziosa chiesetta dal ricco passato.

La terra dei brüscitt  e degli insaccati

Per gli amanti della gastronomia, la cucina del varesotto ritrova le sue radici contadine nelle osterie della tradizione, ricche di belle sorprese anche da questo punto di vista. A patto di saper cercare e aver voglia di farlo. Propongono vecchie ricette tipiche che oggi rappresentano preziose testimonianze del tempo che fu. Un tempo scandito da povertà e lavoro duro. La zona è depositaria di ricette ancora poco conosciute, eccezion fatta per i brüscitt, “briciole” in dialetto bustocco. Si tratta di un secondo piatto a base di carne di manzo tagliata finemente e cotta a lungo con semi di finocchio selvatico e vino. Altro prodotto tipico sono gli Asparagi De.Co. di Cantello, ormai diventati alimento di culto da parte dei gourmet. Questa non è terra di formaggi, ma di salumi. Su questi ultimi circola una leggenda che racconta come gli insaccati venivano appesi su dei fili stesi nella stazione ferroviaria di Busto Arsizio affinché venissero affumicati dal vapore emesso dai treni. Bella storia, no?

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