giovedì - 18 Aprile 2024
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Morfina, il percorso di una vita disperata

La biografia di un autore “maledetto”, succube della morfina, vissuto tra un ricovero in cliniche psichiatriche e carcere, tra una disintossicazione e l’altra

Friedrich Glauser è  autore “maledetto”. Succube della morfina, è vissuto tra un ricovero in cliniche psichiatriche e carcere, tra una disintossicazione e l’altra. Bisogna partire da qui se si vuole apprezzare questo libro. Ciò che racconta sono i capitoli di un viaggio. Il percorso di una vita disperata. Glauser è alla ricerca di sé. Non trovandosi si offre alla droga. Senza rimpianti, né autocommiserazione. Il suo è un viaggio di cui conosce le tappe

Sono una ventina i frammenti della sua vita illustrati in queste pagine. Sono scritti come se ne fosse testimone e non protagonista. Un film a episodi commentato da uno spettatore. Non c’è un ordine cronologico. Si va dal rapporto con le droghe al liceo, frequentato al Collège de Genève e da cui fu espulso, oltre che per i pessimi voti, per aver scritto un articolo che massacrava le velleità letterarie di un professore; dalla clinica psichiatrica di Burghölzli, a Zurigo, in cui fu a lungo ricoverato, al periodo vissuto nella Legione straniera, sino al soggiorno a Nervi, in Liguria, dove muore il giorno prima delle sue nozze.

Una vita spericolata

Glauser è un uomo che ha vissuto sempre al limite. Quando ha cercato rifugio dalla droga, l’ha trovato nella Legione straniera; un rifugio temporaneo, perché la droga l’ha inseguito anche al confine tra Algeria e Marocco, nella terra di nessuno. Prima, la sua vita bohémienne era stata interrotta da ricoveri nei manicomi, arresti, fuga dalla realtà. Fino al tentato suicidio.

L’incontro con un angelo

Un uomo “maledetto”. Che, a un certo punto della sua vita, prima di perdersi nel delirio della follia, incontra un angelo. Dopo quattro anni trascorsi nelle prigioni svizzere, si rifugia in Bretagna con Berthe Bende, un’infermiera che aveva conosciuto nell’ospedale psichiatrico di Müsingen, che per lui abbandona tutto. Con lei, finalmente trova la pace.

Ecco quel che mi accade…

In una lettera al suo amico Joseph Halperin nel 1937 scrive: “Vuoi i fatti? Eccoli:  Mio padre vuole farmi rinchiudere e porre sotto tutela legale. Scappo a Ginevra… vengo ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Münsingen per un anno (1919). Fuggito da lì. Un anno ad Ascona. Arrestato per morfina. Rispedito indietro. Tre mesi a Burghölzli (per una seconda perizia, perché Ginevra mi aveva dichiarato schizofrenico)… Vado a trovare mio padre a Mannheim… mi arrestano per false prescrizioni mediche. Estradato in Svizzera. Imprigionato da luglio ’32-maggio ’36. Ecco quel che mi accade, non è molto bello…”

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