Si torna ancora a parlare di Barbaro e dintorni, a Buccinasco. Il caso è fresco di giornata, ma ha il suo antefatto un paio di mesi fa. Il prefetto aveva firmato il provvedimento che aveva imposto, lo scorso giugno, a Giuseppe Barbaro di sospendere l’attività di “noleggio veicoli senza conducente” che aveva aperto in via Meucci al numero 50.
Parenti e soci fatali
Il ragionamento dell’alto funzionario milanese a giustificazione della sua decisione riguardava lo stesso Barbaro (strettamente imparentato con persone condannate per associazione a delinquere, tentato omicidio, porto e detenzione abusivi di armi, droga, e chi più ne ha, più ne metta) condannato per furto continuato, furto aggravato, indagato per ricettazione. Anche il socio di Barbaro dell’autonoleggio sarebbe un personaggio poco raccomandabile.
Resistere, resistere, resistere
Orbene, Giuseppe Barbaro ha deciso di ricorrere al Tar, il Tribunale amministrativo regionale chiedendo ai giudici milanesi di annullare il provvedimento di chiusura. Infatti, la società che gestiva l’autonoleggio, la B.G srl ha depositato nei giorni scorsi domanda contro la Prefettura di Milano, il Ministero dell’Interno e il Comune di Buccinasco. Da via Roma è arrivata la prima reazione: la giunta comunale ha approvato una delibera che invita il commune a “resistere e costituirsi nel giudizio davanti al TAR per tutelare gli interessi e i diritti del Comune dalle pretese della parte ricorrente”.
Condotte antigiuridiche
Che cosa significa? Che Buccinasco chiederà la conferma della decisione del Prefetto. “Un atto doveroso opporsi al ricorso di Barbaro – hanno fatto sapere da via Roma – visto quanto si legge sul provvedimento della Prefettura di Milano, che evidenzia che ‘sono emersi a carico di Barbaro elementi capaci di evidenziare non soltanto la stigmatizzabile adesione a condotte antigiuridiche, alcune delle quali direttamente correlate alla disponibilità di veicoli, ma anche una allarmante, quotidiana e fisiologica contiguità ad ambienti criminali. Elementi che acquistano una gravità da ingenerare fondati dubbi sul possesso del requisito della buona condotta imprenditoriale”.