venerdì - 26 Aprile 2024
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Assago, sciopero a “Italia on line” contro la chiusura di due sedi dell’azienda

I sindacati hanno indetto un pacchetto di 40 ore di sciopero. Il primo stop è previsto per oggi, lunedì 31 gennaio

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Isindacati hanno indetto un pacchetto di 40 ore di sciopero. Il primo stop è previsto per oggi, lunedì 31 gennaio
Italia on line, ci risiamo. Ciclicamente i lavoratori dell’azienda scendono in piazza per difendere i loro diritti o quelli dei loro colleghi. Questa volta i sindacati hanno indetto un pacchetto di 40 ore di sciopero. Il primo stop è previsto per oggi (lunedì 31 gennaio). A motivare la protesta, la conferma da parte aziendale di voler procedere con la chiusura delle sedi di Roma e Napoli.
Per i sindacati è “inaccettabile la proposta di trasferimento presso le sedi di Torino e Assago”. “Il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori di questa azienda va difeso- affermano Sl Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – Di fronte a un’azienda che si mostra incapace di argomentare scelte che sconvolgeranno ancora una volta la vita di decine di famiglie, dimostrandosi del tutto indifferente rispetto alle richieste formulate dalle organizzazioni sindacali”.
Sempre secondo i sindacati “I dettagli relativi al progetto di riorganizzazione, che sarebbe alla base dell’iniziativa aziendale, si sono rivelati di nuovo ampiamente insufficienti, se non addirittura singolari”. Per i rappresentanti dei lavoratori, l’unica via possibile è “quella del contrasto a una linea gestionale che è destinata ancora una volta a diversificare professionalità, inasprire ulteriormente i rapporti, generare un clima di diffidenza in tutta la popolazione aziendale e che, siamo sicuri, finirà solo per creare ulteriori danni all’azienda stessa”.
Il motivo? “In assenza di prodotti, di ricavi e d’investimenti su qualsiasi forma di crescita aziendale, questa sarà costretta unicamente a tagliare i costi del personale e a consegnarci uno scenario in cui nessuno potrà sentirsi più al sicuro. Resta il fatto che in un periodo così particolare per il Paese, con la possibilità di lavorare in smart working, l’azienda con la chiusura della sede di Roma preferisce spostare i lavoratori a grandi distanze, mistificando dei finti trasferimenti e operando quello che di fatto sono a tutti gli effetti dei licenziamenti”.
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