giovedì - 2 Maggio 2024
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Aggredì brutalmente e violentò una donna all’uscita di una discoteca di Rozzano, arrestato 23enne di origini nordafricane

Il giovane è stato prelevato nel Cpr di via Corelli dove si trovava su richiesta della questura di Bergamo dopo un furto

carabinieri

 

Questa sera, intorno alle 19, è arrivato il “via libera”, da parte del magistrato che si è occupato delle indagini, alla diffusione della notizia della cattura di un marocchino di 24 anni, ”gravemente indiziato” di essere il colpevole dell’aggressione e della violenza sessuale su una donna di 40 anni avvenuta a Rozzano. L’aveva aggredita “brutalmente”, colpita “con schiaffi e pugni” e calci sul volto, scaraventata dietro una siepe e costretta a subire abusi sessuali. Era accaduto lo scorso 16 luglio, verso le 4, all’uscita di una discoteca.

Presa alle spalle

Dopo il ricovero in ospedale, da cui era stata dimessa con 21 giorni di prognosi, la donna aveva raccontato che dopo essere uscita dal locale in cui aveva trascorso la serata: “Improvvisamente, sono stata presa alle spalle da un uomo, il quale, dopo avermi tirato i capelli, mi ha trascinato dietro alcune siepi, nascoste rispetto alla strada principale”. Aveva tentato di reagire ma l’aggressore l’avrebbe colpita con degli schiaffi e dei pugni al volto. Poi l’avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale. Solo l’arrivo di un passante allarmato dalle grida della donna aveva messo in fuga l’uomo.

Dal Cpr a san Vittore

Era stata una «violenza brutale» avevano raccontato le cronache di quei giorni. Le indagini scattate immediatamente, hanno individuato Mahboub A., marocchino di 23 anni, come l’autore di quella violenza. Ricercato, è finito in carcere giovedì 28 marzo con l’accusa di violenza sessuale e lesione personali gravi. Il giovane è stato prelevato nel Cpr di via Corelli dove si trovava su richiesta della questura di Bergamo: era in attesa del suo turno per essere espulso dal nostro paese. Adesso è ospite di una cella del carcere di San Vittore. Nell’interrogatorio di garanzia con il giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il cellulare trovato

Le indagini dei carabinieri compagnia di Corsico e della tenenza di Rozzano, coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dal pm Pasquale Addesso, erano scattate poco minuti dopo la violenza. Durante il primo sopralluogo i militari, agli ordini del capitano Fabrizio Rosati, i militari avevano trovato un cellulare Huawei che è risultato essere stato perso dall’autore della violenza. Nella sua memoria sono stati trovati dei selfie di Mahboub A. La vittima ha quindi riconosciuto con certezza il 23enne nel confronto fotografico. Il passaggio decisivo per inchiodare il 23enne. Una conferma sarebbe arrivata anche dal  padrone della casa in cui dormiva Mahboub A., al quale l’aggressore avrebbe confessato la violenza e gli  insulti alla  donna.

Personalità negativa

Nel provvedimento di arresto, il giudice Giulio Fanales ha scritto: “La concreta realizzazione dei fatti  mette in luce la personalità negativa del ventitreenne  desumibile dalla sua condotta prevaricatrice e riprovevole: costui ha infatti picchiato selvaggiamente la persona offesa pur di ottenere un rapporto sessuale contro la volontà della stessa». Prima della notifica del provvedimento del giudice, Mahboub A. era stato arrestato il 26 marzo dai carabinieri di Seriate per una rapina nel comune della Bergamasca.

Le prove

Il giorno della violenza, la donna era stata soccorsa e portata in ospedale, dove erano state raccolte e catalogate le prove della violenza. Le indagini dei carabinieri di Rozzano sono iniziate a quel punto. Con una ricerca certosina sono riusciti a trovare, sul luogo della violenza, il telefonino che il colpevole aveva perso. L’analisi tecnica del contenuto del telefono ha permesso di dargli un volto e un nome, ma non di rintracciarlo.

L’alert

Poi, però, è stato fermato ed identificato durante una delle tante operazioni di controllo del territorio che le forze dell’ordine compiono con regolarità e un giudice ha deciso che doveva essere rimpatriato e di ricoverarlo, nel frattempo, al centro di Via Corelli. Il suo nome, la foto del suo viso e le sue impronte digitali sono quindi state registrate nel database del servizio digitale interforze. Poche ore dopo, il match con i dati, il viso e il nome del violentatore di Rozzano è stato completato ed è apparso un alert sui dispositivi dei carabinieri di Rozzano.

L’arresto

Così, insieme alla denuncia è stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, in attesa del processo. Il pericolo di fuga era notevole. Fino alla pronuncia della sentenza finale sarà considerato gravemente indiziato del reato. Quando si tratta di violenza sessuale la riservatezza delle indagini e degli accertamenti, così come l’essere vaghi su luoghi e orari, è fondamentale per proteggere la vittima che altrimenti si troverebbe a subire una seconda tremenda umiliazione. È importante però sapere che questi reati sono sempre puniti, anche dopo decenni. Probabilmente il 23enne pensava di averla fatta franca.

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