venerdì - 17 Maggio 2024
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Trezzano va a lezione di antimafia dal procuratore della Dda di Milano

Alessandra Dolci ha incontrato gli alunni delle terze classi dei due Istituti Comprensivi della città: “Anche uno spinello o una pizza nel locale sbagliato finanziano la ‘Ndrangheta”

“Il compito di sconfiggere le mafie non è soltanto della magistratura e delle forze di polizia, ma soprattutto vostro!” Le parole di Alessandra Dolci, procuratore aggiunto e capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano hanno scosso gli alunni delle terze classi delle scuole secondarie di Trezzano sul Naviglio, che frequentano gli istituti Compresivi “Gobetti” e “Franceschi”.

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Dove?

Sono state pronunciate nel salone del Centro servizi culturali gremito per l’importante incontro organizzato dal comandante della locale stazione dei carabinieri, maresciallo Michele Cuccuru, alla presenza del capitano Pasquale Puca, comandante della compagnia dei carabinieri di Corsico, e dei dirigenti dei due istituti, Laura Longo e Vittorio Ciocca.

Dalla parte della legalità

Ai ragazzi è stata data l’opportunità di assistere a una vera lezione sulla legalità, nel momento in cui le loro coscienze iniziano a formarsi e a integrarsi con la società che li circonda. Trezzano, insieme agli altri centri dell’hinterland sud ovest milanese, non è esente dai fenomeni legati alla criminalità organizzata, magari più celati rispetto al passato degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, ma non per questo meno pericolosi.

Come si “spolpa” un’azienda

Per essere chiara a una platea di giovani, Dolci ha fatto molti esempi sui meccanismi attuati da Cosa Nostra, Camorra e, soprattutto, ‘Ndrangheta nel milanese. Come nel caso dello smaltimento illecito nel settore dei rifiuti e nell’imprenditoria.

Falsi salvatori

“Titolari di aziende in difficoltà – ha detto il procuratore capo della Dda – si fanno finanziare in contanti da mafiosi che si fingono salvatori e invece entrano nel capitale delle società, finendo per comandarle, spremerle finché è possibile e poi farle fallire. In questo contesto, molte figure sono conniventi e mi riferisco ad avvocati, consulenti fiscali e altri professionisti assoldati ad arte.”

I rischi a scuola

Tra l’altro, Dolci ha parlato anche di omertà, del rifiuto delle persone a collaborare con la pubblica autorità. Lo ha fatto paragonando quel che spesso succede in classe: “A scuola chi fa la spia viene guardata male dai compagni, no? Guardate che questo è il tipico comportamento dei mafiosi! A scuola la pubblica autorità è rappresentata dai vostri insegnanti.”

L’esca

Il magistrato ha parlato anche degli stupefacenti, facile esca per ragazzi in età adolescenziale nelle venti piazze dello spaccio soltanto a Milano. “Anche l’acquisto di uno spinello finanzia le mafie. I soldi finiscono per essere lavati in attività commerciali e di ristorazione” ha aggiunto, ricordando la recente operazione che ha portato al sequestro di alcune pizzerie con marchio “Tourlè”.

I meccanismi dei clan

Rispondendo alle tante domande rivolte dai ragazzi, Dolci ha posto l’attenzione sul ruolo dei collaboratori di giustizia, utilissimo per svelare i meccanismi all’interno delle famiglie mafiose, dove si viene svezzati al crimine fin dalla tenerà età e nelle quali le donne detengono un ruolo primario negli equilibri fra diversi clan. Meccanismi basate su rigide regole e una punizione esemplare: la condanna a morte per chi sgarra.

“Siate curiosi, siate informati!”

Dolci ha poi fatto l’esempio di Elia Minari, un ex studente liceale che ha voluto indagare per conto proprio sulla criminalità organizzata a Reggio Emilia, esperienza che ha raccontato nel libro “Guardare la mafia negli occhi”. “Elia si è ribellato ai compagni di classe che volevano fare le feste in locali gestiti da famiglie mafiose – ha concluso -. Evitare di mangiare la pizza in posti del genere significa ribellarsi alla criminalità. Oggi io vi dico: siate curiosi, siate informati, non omologatevi, pensate con la vostra testa!” E’ l’augurio più bello che si possa fare a cento tredicenni.   

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