Oggi una sentenza che non mancherà di provocare polemiche. Scende da 6 a 3 anni, la pena che Don Mauro Galli, prete della parrocchia di sant’Ambrogio di Rozzano dovrà scontare (ai domiciliari) per il reato di violenza sessuale ai danni di un quindicenne del quale era padre spirituale, avvenuta il 19 dicembre 2019. Lo hanno deciso i giudici che hanno presieduto l’Appello-bis (dopo annullamento in Cassazione dell’iniziale verdetto) richiesto dal sacerdote.
Il patteggiamento
La condanna è una specie di patteggiamento proposto dalla difesa, accettato dalla Procura Generale, e ratificato dalla II Corte d’Appello di Milano. Trattandosi di una pena detentiva breve (sotto i 4 anni), la condanna a 3 anni di reclusione è stata convertita nella pena sostituiva di 3 anni di detenzione domiciliare. Don Galli avrà anche la possibilità di uscire per andare al lavoro (non celebra più messe ma è occupato nel campo farmaceutico).
Il ritiro spirituale
I fatti sono noti. Il sacerdote aveva ospitato il giovane nella sua abitazione in attesa del ritiro spirituale che sarebbe iniziato il giorno dopo. Mentre il 15enne stava dormendo avrebbe subito le avances del sacerdote con il quale condivideva il letto. Don Galli aveva confermato di aver ospitato il ragazzo nel suo letto, ma aveva sempre respinto la storia delle avances. Visto il comportamento considerato comunque inopportuno ai vertici della chiesa milanese, era stato trasferito a Legnano e affidato a due sacerdoti e a uno psicologo. Poi nell’estate del 2012, Mario Delpini (attuale arcivescovo di Milano) aveva deciso di allontanarlo dal lavorare con i minori, e lo aveva nominato cappellano all’ospedale Niguarda. Infine era stato trasferito a Roma in un istituto religioso.
Condanna annullata
Nei processi di primo e secondo grado il sacerdote era stato condannato. Sentenza annullata dalla Cassazione che aveva ordinato un nuovo appello. Appello che già un anno fa aveva alleggerito la posizione del prete “considerata anche la personalità del giovane, che aveva aspetti narcisistici tali da indurre i genitori ad affidarsi alla psicoterapeuta”. Durante il nuovo appello, anche la rappresentante dell’accusa, la pg Celestina Gravina, ha modificato il tiro dicendosi convinta si sia trattato non di un caso di violenza sessuale, ma di un caso di “atti sessuali con minorenne” attraverso “l’abuso della posizione di fiducia e autorità”. Alla fine la Corte d’Appello non è entrata nel merito, e si è invece limitata a ratificare il patteggiamento per violenza sessuale come richiesto dal difensore di don Galli, Mario Zanchetti