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‘Ndrangheta: 18 arresti per traffico di sostanze stupefacenti, frodi ai contributi Covid e Bonus fiscali

Nell’indagine, che ha avuto inizio nel 2019 sono coinvolte 68 persone, tutti membri di due gruppi operativi guidati da un medico calabrese affiliato al clan Morabito

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Sin dalle prime luci dell’alba, Carabinieri e agenti del nucleo investigativo della Polizia penitenziaria, stanno arrestando diciotto malviventi indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’estorsione e reati economico – finanziari. Sette dei destinatari del provvedimento del magistrato titolare dell’inchiesta sono finiti in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre con obbligo di dimora e quattro con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Sono tutti membri di clan ’ndranghetisti e in particolare affiliati alla cosca Morabito – Palamara – Bruzzaniti, che spesso ha fatto affari anche con il clan Barbaro-Papalia di Buccinasco.

68 persone coinvolte

Nell’indagine, che ha avuto inizio nel 2019, sono coinvolte 68 persone, tutti membri di due gruppi operativi che, sebbene “operativamente separati” (uno dedicato ai reati economico – finanziari, l’altro, il traffico di droga ed estorsioni), erano entrambi diretti da un medico calabrese, collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e, soprattutto, figlio dello storico capo della cosca Morabito, attualmente detenuto in regime di 41-bis per associazione mafiosa. A capo delle due associazioni ci sarebbe quindi Giovanni Morabito, 59 anni, medico, figlio di Giuseppe Morabito storico “capo Crimine” della ‘ndrangheta in Lombardia detto ‘U Tiradrittu’.

Illeciti economico-finanziari

Il primo dei due gruppi si è avvalso della collaborazione di professionisti ed imprenditori titolari nel centro di Milano di diverse società di consulenza: è risultato dedito alla commissione di illeciti economico-finanziari in quattro macro-aree. La prima riguarda la creazione di un sistema di società definite “cartiere”, unicamente dedite all’emissione di false fatture. Qual era il loro obiettivo? Creare, a favore dei clienti, la disponibilità di ingenti somme di denaro contante “in nero”. Come avveniva il passaggio dal bianco al nero? A fronte del bonifico effettuato come pagamento della falsa fattura, ottenevano, al termine di diversi “passaggi” su conti correnti “on line” aperti su banche europee ed extracomunitarie, ingenti somme di denaro. Durante le indagini, sono stati sequestrati circa 50.000 euro in contanti, e ricostruite altre consegne di denaro gestite dall’organizzazione.

False polizze fideiussorie

La seconda macroarea si riferisce alla creazione e la vendita di false polizze fideiussorie, formalmente emesse da uno dei più grossi gruppi bancari nazionali, a favore di imprese e ditte individuali che mai le avrebbero legalmente ottenute, in quanto prive della necessaria solidità patrimoniale e/o dei necessari requisiti di onorabilità. In particolare, le “false” polizze servivano agli acquirenti per garantire, nei confronti di inconsapevoli “terzi”, il rispetto di obblighi derivanti da reciproci rapporti contrattuali. Le false fideiussioni sono state create anche a favore di imprese del settore dei giochi e delle scommesse (che mai avrebbero potuto ottenerle legalmente, in quanto colpite da interdittiva antimafia emessa al termine di indagini riguardanti anche il reato di associazione mafiosa).

Falsi crediti d’imposta

La terza macroarea riguarda la commercializzazione di falsi crediti d’imposta “Ricerca & Sviluppo” ceduti a terze società che, consapevoli della loro natura fittizia, li hanno utilizzati per compensare il pagamento di imposte e di contributi previdenziali. Questi crediti erano creati da un’altra organizzazione criminale con sede in provincia di Napoli e composta da professionisti (commercialisti, periti ed ingegneri), alcuni dei quali già condannati per reati analoghi.

Truffe Covid ed Ecobonus

Infine il clan si occupava anche dell’organizzazione di truffe ai danni dello Stato: finanziamenti ed erogazioni previste dalle norme Covid 19. Le indagini hanno, da un lato, accertato l’effettiva percezione di tali somme, dall’altro evitato, tramite la segnalazione alle Autorità competenti, l’indebita erogazione di somme e di benefici economici (nella forma del finanziamento garantito e del credito d’imposta) per circa 2 milioni di euro, per i quali era già stata depositata la falsa documentazione. L’organizzazione avrebbe reinvestito i proventi dei reati qui citati nella creazione di nuove società commerciali che hanno operato in settori quali quello edile sfruttando i benefici dell’Ecobonus, della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione.

Un fiume di droga

Il secondo dei due gruppi criminali si occupava di importazione, acquisto, trasporto e cessione sul mercato del Nord Italia (Milano, Torino e altre province) e in Calabria, di centinaia di chili di sostanze stupefacenti (cocaina, eroina, marijuana e hashish) oltre a gestire un’attività di recupero crediti con le tipiche modalità utilizzate dalle organizzazioni mafiose anche ricorrendo, quando necessario, all’uso di armi. Il gruppo era strutturato e disponeva di basi logistiche e operative, capannoni dove custodire gli stupefacenti, telefoni cellulari intestati a terze persone, auto impiegate per il trasporto della droga, spesso appositamente noleggiate o messe a disposizione da uno degli indagati.

Le perquisizioni

L’indagine ha consentito di ricostruire anche i canali di approvvigionamento esteri e, in una occasione è stato possibile arrestare in flagranza il corriere e sequestrare 5 kili di eroina, inizialmente destinata al mercato calabrese. Sono state documentate compravendite di stupefacente, per un totale di 50 kg di eroina, 150 kg marijuana e circa 50 kg di hashish, provenienti anche dalla Spagna, dall’Austria e dall’Albania. L’operazione non è finita. Sono tuttora in corso perquisizioni in abitazioni ed aziende risultate di proprietà dei soggetti coinvolti, anche con il supporto di unità cinofile anti-valuta della Guardia di Finanza.

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