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Domenica il Buccinasco festeggia l’addio al calcio giocato del suo “bomber” Paolo Franchina

Lascia dopo 35 anni di fedeltà allo sport e ai colori rossoblù, dopo 850 partite giocate e più di 200 gol segnati

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Nella foto, Paolo Franchina festeggiato da un suo compagno dopo aver segnato un gol

Domani, domenica 28 aprile sarà una giornata particolare. Alle 15, nello stadio Scirea, in cui gioca la Polisportiva, in via Gramsci 8, è in programma la partita di calcio Buccinasco vs Viscontini, valida per il campionato di Seconda categoria. Non sarà una gara come le altre. Le due squadre veleggiano a metà classifica, non ci sono necessità da soddisfare. Tranne una. Dare un degno addio a un capitano. Sarà infatti l’ultima partita di calcio giocato di Paolo Franchina, professione attaccante. L’ultima dopo 35 anni di fedeltà allo sport e ai colori rossoblù, dopo 850 partite giocate e più di 200 gol segnati. Con questi numeri, un vero addio sarebbe impossibile. Diciamo quindi che sarà solo il momento dell’ultimo Kick, l’ultimo ufficiale calcio al pallone.

Una parte di vita

Il Buccinasco è buona parte della sua vita, quella che non è occupata dalla famiglia e dal lavoro. Pian piano, sin da quando aveva 8 anni, crescendo nella squadra, ha coinvolto anche il padre Enrico Franchina, che oggi la dirige. La descrizione che il capitano Paolo Franchina fa della vita di squadra è quello di una grande famiglia allargata, che comprende amici e familiari degli amici, oltre che ai giocatori di tutte le squadre della società. “Quello che apprezzo di più del calcio e della squadra è la grande capacità di aggregazione. Sono contento quando entro al campo, perché ci conosciamo tutti. Per me viene prima il Buccinasco della squadra di serie A per cui faccio il tifo, il Milan. E’ così anche per mio figlio”.

Dare sempre il meglio

“Ho sempre giocato qui, qui ho gli amici: quelli che ci giocano ora, e quelli che ci hanno giocato nel passato. Il Buccinasco è la mia passione, il mio amore ed è bellissimo poter insegnare ai ragazzi lo stesso amore per lo sport e per la squadra. Sono felice di vedere che i ragazzi apprezzano quello che ho fatto. La nostra è una squadra in cui si gioca dando tutto, a prescindere dalla categoria. Ciò che voglio lasciare ai ragazzi è questa passione e la voglia di fare sempre meglio. Voglio che crescano con le stesse emozioni che ho provato io e che la mia carriera sia un esempio di sportività e di impegno. Da noi gli spalti si riempiono di tifosi, che poi sono le stesse persone con cui si condivide la pizza o la birra in compagnia nei momenti in cui si è liberi dagli allenamenti”.

Un bel pranzetto

Se gli si chiede quale sarà il beneficio maggiore nel lasciare l’attività agonistica,  risponde che “potrò mangiare un po’ di più la domenica a mezzogiorno, farmi qualche bel pranzetto”. Al campo ci andrà ugualmente: è il direttore sportivo del Buccinasco. Ha insomma iniziato l’attività di dirigente prima ancora di appendere le scarpe al chiodo. “Lo scopo è quello di dare una mano agli attuali dirigenti, mio papà, e poi i vicepresidenti, Giovanni Mangia e Aldo Scialino e anche le nostre due storiche segretarie, Loredana e Bice. Sono tutti dei punti fermi della società, figure fondamentali e importanti.”

Idee nuove

Fare il dirigente è un’altra cosa. “A me piacciono le idee nuove e così ho puntato sul campo sintetico e abbiamo preso degli allenatori patentati. In questo modo in tre anni siamo passati da 180 a 400 iscritti. Poi ci sono le attività benefiche per raccogliere fondi per aiutare altre associazioni. Con il Bucinasco si può fare del bene ai ragazzi. Li si toglie dalla strada, il campo da calcio diventa il loro punto di ritrovo. Qui imparano generosità e valori, oltre che sportività. La mia missione  è fare in modo che più ragazzi possibile facciano quello che ho fatto io, vivano le stesse emozioni e assorbano gli stessi valori. L’amicizia è la vera essenza. Il campo è bello, è impegno, ma le cose più vere sono quelle che stanno attorno”.

La vittoria più importante

Se si parla di emozioni, i ricordi diventano davvero tanti. “In 35 anni posso raccontare momenti belli ed altri sportivamente meno belli. Da circa 20 poi, mi sono sempre detto che volevo essere io a decidere quando smettere, senza farmelo dire da altri. Ora penso che il momento sia arrivato e sia quello giusto. Però non volevo arrivarci prima di aver vinto almeno un campionato. E’ successo nel 2015, quando siamo stati promossi in Prima categoria. L’ultima partita, quella della vittoria, si è giocata il 26 aprile 2015. Mi sono fatto fare un tatuaggio con quella data. E’ stata un’annata fantastica. La nostra era una squadra normale. Non eravamo campioni, però eravamo tutti amici e questo secondo me ha contato tanto. Quel giorno, se vincevamo, vincevamo il campionato. Erano venuti a vederci un sacco di bambini e genitori. Le tribune erano piene. Abbiamo vinto 3 a zero. Una vittoria del gruppo. E’  la partita che mi è rimasta nel cuore”.

 I 7 leoni

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nella foto 2 superstiti della sfida del 2007 contro il Rozzano

“Un’altra partita che non potrò mai dimenticare – ricorda Franchina – è quella dei cosiddetti sette leoni. Passata nella storia di Buccinasco con questo nome, è finita anche sulla Gazzetta dello sport, tanto è stata particolare. Era il maggio  2007. Il Buccinasco giocava contro il Rozzano, a Opera.  Era lo spareggio per il play off di Seconda categoria. In campo c’erani 35 gradi. L’arbitro era un tipo particolare. Molto particolare e aveva creato qualche disagio. La gara era a eliminazione diretta e si andò ai tempi supplementari sul 3 a 3. A causa delle decisioni dell’arbitro ci arrivammo in 7 contro gli 11 giocatori del Rozzano. Superammo il primo tempo supplementare”.

Calci di rigore

“Nel secondo tempo – continua – il Rozzano segnò il quarto gol. Non ci arrendemmo e all’ultimo minuto, pareggiammo con un mio gol:  4 a 4 e calci di rigore. Prima della fine l’arbitro estrasse il cartellino rosso per altri due calciatori del Buccinasco. Ai rigori  segnai la rete del 5 a 4 e  vincemmo la partita. Purtroppo perdemmo la gara di play off della settimana seguente: 8 giocatori della prima squadra erano squalificati. L’arbitro, la domenica precedente, ne aveva squalificati anche due della panchina: avevano osato protestare. In campo c’erano i giovanissimi, ma non bastarono. Le scuse della federazione arrivate dopo la partita non furono sufficienti a ricompensarci”.

Lavoro e famiglia

E la famiglia e il lavoro? “Sono fortunato. La mia compagna non ha mai detto nulla dei miei impegni con il calcio,  e anche con il lavoro, come impiegato in amministrazione all’ospedale San Paolo posso fare orari che sono compatibili con gli orari del campo. Vado a lavorare presto e finisco presto. Certo ora avrò un po’ più di tempo per seguire mio figlio e stare con la famiglia. Però bisogna considerare che  il 90 % delle mie amicizie sono compagni di squadra”.

The last dance

E domenica? “E’ l’ultima giornata del campionato. Quest’anno abbiamo fatto bene in Coppa Lombardia. Abbiamo vinto in fase provinciale e poi in regionale abbiamo perso ai rigori, per colpa mia. Forse è stato il segnale, quello che mi ha detto che era il momento di smettere. I ragazzi della polisportiva  che vengono a fare i cori da Ultras sono sempre carini. Mi hanno inviato messaggi che dicevano ” sei sempre il nostro Bomber”. Avere dei ragazzi giovani che confortano, sostengono e intonano i cori è importante. E’ bello sentirli vicini. Sono certo che saranno in tribuna anche domenica e che la tribuna sarà piena. Dopo la partita ci sarà un aperitivo, ma forse avremo anche un altro motivo per festeggiare. Al mattino, alle 11 gli allievi under 17 giocano contro il  CB Academy. Con un solo punto vinceranno il campionato regionale, e si spera di festeggiare anche loro”.

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