mercoledì, Settembre 18, 2024
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La Sagrada Família come non l’avete mai vista

Il capolavoro di Antoni Gaudí è considerato uno dei simboli di Barcellona. Nell’atto  notarile che ne certifica l’inizio dei lavori, c’è scritto: “Deve risvegliare dal tepore i cuori addormentati, esaltare la fede, dare calore alla carità”

Il suo committente era Joseph Maria Bocabella, fondatore dell’associazione Spirituale dei devoti di San Giuseppe. Nelle mani dell’architetto catalano, in pochi anni, è diventata uno dei capolavori della storia dell’architettura. Suo è il merito della trasformazione di progetto in stile neogotico, in una delle icone dell’architettura, per la sua originalità, per il suo essere opera universale. Con la sua maestosità sovrasta tutta Barcellona. 

Un libro di pietra

Una sfida raccolta da Gaudì, che, accettando l’incarico dopo che i più famosi architetti dell’epoca lo avevano rifiutato, vide l’opportunità di esplorare tutto il suo potenziale in termini di tecnica architettonica e fantasia. Ogni soluzione adottata aveva comunque un unico obiettivo, rendere quel luogo di culto la rappresentazione terrestre della grandiosità della Bibbia. Una specie di libro di pietra con il quale raccontare, senza svelarli, i misteri della fede cristiana. E che Gaudì fosse un uomo di fede, non ci sono dubbi. Solo se se ne è colmi, si riescono a realizzare le cose che lui ha realizzato. Basta visitare l’abbazia per rendersene conto. L’esterno, con la croce che domina dall’alto tutta la città, è il simbolo più evidente del trionfo di cristo sulle forze terrene: le facciate evocano, infatti, la nascita, la morte e la resurrezione del figlio di Dio. L’interno è un inno alla pace, con il transetto che allude alla Gerusalemme celeste.

Gli alberi di una foresta

Le colonne della navata puntano i loro rami verso il cielo, come fossero quelli degli alberi di una foresta. Tutti gli interni sono un concentrato dell’essenza dell’architettura di Gaudì. Tranne la pianta a croce, unica concessione del progettista all’idea classica della costruzione di un tempio, ogni altro elemento che li compongono sono originali, nei concetti e nelle funzioni. Aveva quasi settant’anni quando trovò l’ispirazione proprio negli alberi. Fu allora che progettò le colonne inclinate e ramificate capaci di scaricare il peso della volta direttamente al suolo senza l’ausilio di mura di sostegno o di colonne troppo grandi.È proprio questo il segreto che garantisce lo spettacolo che si vede entrando nella Sagrada Familìa. L’interno è una grande foresta di pietra sapientemente illuminata dalla luce del sole che entra dalle finestre decorate e attraverso le arcate. Le volte della chiesa nascono proprio dalle foglie di palma, simbolo del martirio, e la loro disposizione, alcune concave altre convesse, permettono l’ingresso della luce.

Le spighe e i fiori

E che Gaudì fosse un grande osservatore della natura lo si intuisce da come la definiva: “È la mia maestra”, diceva. E la facciata dell’abside, consacrata alla vergine Maria, si può considerare il suo omaggio alla stessa natura. L’architetto catalano, infatti, decorò l’abside con rappresentazioni del regno vegetale che ne completano i pinnacoli: le spighe e i fiori. O del regno animale collocati sulle gronde: lucertole, chiocciole, rane, ramarri.
Il progetto originale prevedeva tre facciate, dedicate rispettivamente alla Nascita, Crocifissione e Resurrezione di Gesù, sette navate e diciotto torri che dovevano rappresentare in ordine ascendente di altezza i 12 apostoli, i 4 evangelisti, la Madonna e, la più alta di tutte, Gesù. Quelle a tutt’oggi realizzate sono due facciate (Natività e Crocifissione), le mura dei fianchi, parte dell’abside e del transetto sinistro, mentre le manca completamente la copertura del tetto.

Un grande presepe di pietra

Delle facciate, l’unica terminata da Gaudì è quella della Natività detta anche facciata della Vita. È un grande presepe di pietra, un messaggio di speranza inviato al mondo dopo la nascita di Gesù. Non solo. Qui si raccontano anche altri episodi della vita del Salvatore dell’umanità: l’Annunciazione, la fuga in Egitto, la disputa con i dottori nel tempio di Gerusalemme. La facciata della Crocifissione, o della Passione, doveva assicurare sensazioni di angoscia e di tristezza. Doveva far comprendere cosa fosse stata la sofferenza di Gesù prima della sua morte. Per questo motivo, Gaudì ne ritardò la costruzione. Prima voleva che gli abitanti di Barcellona vedessero la facciata della Natività e si rendessero conto di quale fosse il messaggio che voleva lanciare.  Previde allora fosse realizzata senza alcuna decorazione, con forme e linee semplici ma dure come la pietra. L’intenzione, come detto era far concentrare l’attenzione sulla sofferenza dell’uomo che si immolava per salvare l’uomo.

Pagine del Nuovo Testamento

Lo scultore che ha interpretato le idee di Gaudì, è Joseph Maria Subirachs, autore anche delle tre porte di accesso al tempio. Porte su cui è la parola a trasmettere il messaggio della facciata. Raccontano gli ultimi due giorni di Gesù come se fossero le pagine del Nuovo Testamento: da Gesù che prega nell’orto del Getsemani, alla posa della corona di spine, a Ponzio Pilato. Una delle sculture più drammatiche è la Flagellazione. Cristo è completamente solo, non c’è nessuno intorno a lui. Per meglio apprezzare ogni particolare di una meraviglia che non finisce mai di stupire, è meglio tentare di visitarla nei mesi più freddi, anche se difficilmente c’è la possibilità di essere soli, giacché sono quasi tre milioni e mezzo i visitatori che ogni anno si fanno venire il torcicollo per guardare in alto ed elevare almeno per un po’ il proprio spirito.
 

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