È una vera e propria full immersion nel Liberty più puro. Un viaggio nella Belle Époque, popolata da donne velate e ricche di malizia, aristocratici dalle fortune immense spesso dilapidate ai tavoli da gioco, di carrozze e cavalli, di avventurieri, re, principesse e donnine dai facili costumi
Visitandolo, si ha l’impressione che da un momento all’altro, uno dei suoi antichi frequentatori possa apparire per trasformarsi in un affabile Cicerone. Qui stiamo parlando di una visita al Casinò di San Pellegrino, che domina dall’alto di una collina la cittadina adagiata ai piedi delle Prealpi orobiche.
Nasce il mito dell’acqua minerale
San Pellegrino è la città della fonte dell’omonima acqua minerale diffusa in tutto il mondo. Si trova a un’ottantina di chilometri da Milano e ci si arriva in meno di un’ora, l’ideale per una gita fuoriporta. Sin dal Settecento e Ottocento, era conosciuta in tutta Europa. Allora, membri dell’aristocrazia del Vecchio continente venivano qui, ospiti di Pellegrino Foppoli, che già nel 1760 aveva costruito una struttura a pagamento attrezzata con sedute e vasche di legno affinché i suoi visitatori potessero godere dei benefici dell’acqua termale. Era il fulcro del sistema che, poi, per anni ha retto l’economia della zona.
L’avvocato
La vera svolta avvenne alla fine del XIX secolo per merito di Cesare Mazzoni, avvocato milanese. Non si sa quanto valesse come avvocato, ma sotto il profilo imprenditoriale era un genio. Il 21 maggio 1899 fondò la Società Anonima delle Terme di San Pellegrino. Una sua intuizione trasformò l’impresa in un brand dal successo planetario. L’imprenditore milanese decise infatti di imbottigliare l’acqua e di esportarla in tutto il mondo. Semplice, no?
La città del divertimento
Non solo. Fu lui, tra il 1901 e il 1906 a volere un nuovo impianto termale, il Grand Hotel e il Casinò. Se l’impianto termale rispondeva a logiche meramente imprenditoriali, Grand’Hotel e Casinò erano i luoghi del divertimento assoluto e dissoluto. Mazzoni voleva attrarre in città il meglio dell’aristocrazia e dell’alta borghesia milanese ed europea per offrire loro mille occasioni di svago. Il polo di attrazione era appunto il Casinò. Costruito all’inizio del Ventesimo secolo, tra il 1904 e il 1906, fu inaugurato nel luglio 1907. Realizzato, nella facciata, a immagine e somiglianza del Casinò di Montecarlo, ha una figura imponente alleggerita da stucchi, fregi e bassorilievi. Ornata da due alte torri, è decorata con altorilievi in pietra artificiale, gruppi allegorici, mascheroni, putti, e decine di motivi floreali.
L’art-nouveau
L’ingresso è dominato da due lanterne in ferro e un pennone in ferro battuto che, alla base ha, affrescati, alcuni cervi volanti che, al pari delle farfalle, simboleggiano l’art-nouveau. Gli interni sono tutti un gioco allegorico con citazioni e rimandi al luogo in cui sorge, cioè San Pellegrino, e alle proprietà delle sue acque. In ogni quadro, in ogni decorazione domina il tema del ‘piacere di vivere’, in francese della ‘joie de vivre’. Ogni particolare lo testimonia. Le decine di affreschi del Malerba, i perfetti rilievi del Bernasconi, le sculture erotiche del Vedani o le bellissime vetrate di Beltrami e Buffa. Il Casinò quindi era era il terzo elemento, forse il più importante, con le Terme ed il Grand Hotel, di un polo di attrazione che aveva trasformato San Pellegrino nella città dello svago e del divertimento.
Un tuffo nelle atmosfere della Belle Èpoque
Chiuso e riaperto a più riprese, la vita al suo interno aveva scatenato le ire dei benpensanti dell’epoca, aveva cessato definitivamente l’attività nel 1946. Oggi è possibile visitarlo grazie all’opera meritoria di un gruppo di ragazzi riuniti nell’associazione Oter (Altri in bergamasco) che organizza tour guidati (info: info@associazioneoter.com). È L’occasione giusta per quel tuffo nelle atmosfere della Belle Èpoque di cui si parlava prima, all’inizio di questo articolo. Sin dal salone d’ingresso dominato da lampadari straordinari che illuminano un pavimento con decorazioni floreali. Ai lati, da non perdere le nicchie con le finestre chiuse da vetri decorati in cui si celebra il dio dell’acqua.
Un festival di affreschi
Il cuore fa un balzo in gola quando ci si affaccia ai piedi dello scalone. Sollevando lo sguardo al soffitto, si punta la cupola dell’edificio decorata con figure femminili. E poi le pareti. Un festival di stucchi, affreschi che richiamano le quattro stagioni, i segni zodiacali, la gioia della vita. Salendo le scale si ha l’impressione di rivivere le atmosfere del Titanic, con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet. Si viene circondati da un’aurea che ammalia. Allora si rimane incantati davanti ai candelabri sorretti da satiri che tentano donne seminude. Oppure da fregi che narrano rapimenti di bellissime fanciulle e del tentativo disperato di liberarle. Gli affreschi che circondano la volta, rappresentano i mesi dell’anno, un percorso che richiama il ciclo della vita visto con gli occhi del piacere.
L’unico testimone
Al primo piano l’atmosfera non cambia. Si attraversa il salone riservato al gioco, si incrocia la cassaforte originale in cui venivano depositati i ricavi delle roulette e dei tavoli di chemin, si passa davanti a quattro stanze, oggi si chiamerebbero privé, in cui dopo le fatiche del gioco ci si poteva rilassare in compagnia di qualche donnina allegra. Tutto molto riservato, tutto con discrezione. La stessa che tutelava gli ospiti. Si poteva entrare al Casinò solo se presentati da un socio. Lo stesso socio garantiva, in caso di insolvenza, di coprire i debiti di gioco che il suo protetto non aveva onorato. Altri tempi, altri personaggi, altra storia, un unico testimone: il Casinò. Da visitare. (Guarda la Gallery)
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