Il primo esame del medico legale ha escluso la presenza di lesioni «evidenti» sul corpo di Gino Panaiia, il 25enne scomparso la notte di Hallowin dopoo aver trascorso una serata con gli amici a Zibido San Giacomo, ripescato ieri attorno a mezzogiorno nel Naviglio Pavese, al confine tra il comune di Casarile e quello di Rognano, a una manciata di chilometri dai comuni di Zibido san Giacomo e Rozzano. Resta da capire cosa sia successo quella notte e come sia finito nel canale. E’ su quel “lesioni evidwenti” che si sta ragionando. Due sono le ipotesi investigative. La prima è quella dell’incidente, la seconda porta diritto al traffico di droga.
Tutte le piste
Chi indaga non ne esclude nessuna. La pista definitiva potrebbe arrivare dall’autopsia sul corpo del giovane. Un passo avanti, forse, per inquadrare nel modo più corretto la sua vicenda. Su cui gravano troppi misteri. Il primo è perché Panaiia, dopo la serata trascorsa in compagnia dei suoi amici, ha litigato con alcuni di loro che volevano non affrontasse in viaggio di ritorno verso casa da solo? Aveva bevuto molto e – qualcuno dice – non si reggeva in piedi. Non ha voluto farsi accompagnare perché aveva un appuntamento? Con chi? Cosa ha fatto dopo essere caduto dalla moto? Non è riuscito a riaccenderla?
La cascina Casiglio
Una volta abbandonato il casco e toltosi il giubbotto, Panaiia si sarebbe diretto verso la cascina Casiglio, alle porte di Zibido, in un’area compresa tra l’autostrada per Genova e il Naviglio Pavese. Tra i suoi ruderi, i carabinieri hanno ritrovato due borsoni, in uno c’erano 20 chili di eroina, nell’altro quasi un chilo e mezzo della stessa sostanza. È stato un ritrovamento casuale? La droga è stata abbandonata da una banda di spacciatori che usava la cascina come base logistica? Quanto dista la cascina dalle sponde del Naviglio nelle cui acque il giovane sarebbe poi caduto? Almeno 3/400 metri. C’è una stradina che, attraverso i campi, conduce alle rive del canale.
La pista della droga
L’autopsia dovrà chiarire se Panaiia sia caduto in acqua già morto, fulminato forse da un malore improvviso, magari strangolato da qualcuno (ipotesi omicidio), o se, ubriaco, sia affogato mentre tentava di tornare verso casa della fidanzata (a Badile). Chi segue la pista della droga, non fa a meno di chiedersi a chi appartenga l’eroina con il marchio Louiss Vuitton ritrovata e sequestrata dai carabinieri tra le macerie della cascina Casiglio. C’è davvero un nesso con la sparizione di Panaiia?
La faida
Un legame forte con il traffico di droga è quello che collega il giovane allo zio Iginio Panaiia, 60 anni, ex boss del narcotraffico, protagonista, nel 2013, di una faida tra il clan di Vito Magrini e appunto, quello che faceva capo a Igino Panaiia. Lo scenario in cui si stava consumando era quello di via Novara, via Flemin (a Milano) e Settimo Milanese. Oggetto del contendere, rimasto sempre un’ipotesi investigativa, un milione e mezzo di euro, il valore di una partita di droga non pagata. Non si da da chi verso chi. Allora, i Magrini, rapirono il fratello di Igino, Antonio. La risposta non si fece attendere: i Panaiia gambizzarono il figlio del capofamiglia rivale. Una faida interrotta dagli arresti delle forze dell’ordine. Possibile che dopo dieci anni si sia consumata la vendetta? È quello a cui tenteranno di rispondere gli investigatori.