Rozzano è stata sommersa da un’alta marea di emozioni e di affetto. Dopo le centinaia di persone che hanno reso omaggio alla salma del sindaco nella sala ardente allestita in comune, una folla immensa ha invaso piazza Foglia e ha occupato ogni spazio della chiesa di Sant’Angelo per dare l’ultimo saluto a Gianni Ferretti, il suo primo cittadino deceduto nella notte tra il 5 e 6 novembre. Molte lacrime hanno rigato i volti dei presenti, ancora attoniti per una morte improvvisa, nonostante la malattia che da tempo aveva colpito il sindaco.
Il corteo
Tutti si sono uniti allo strazio della moglie Cristina e dei figli Edoardo e Mattia. Il corteo, patito dal centro civico all’interno del quale era allestita la camera ardente è stato seguito da centinaia di persone. Tra di loro molti rappresentanti politici, amici (Cristina Perazzolo e Marco Macaluso) ed avversari (Giuseppe Foglia in primo piano) che per un giorno hanno deposto le armi e hanno espresso solidarietà alla famiglia. La stragrande maggioranza era però composta da gente comune.
Volti rigati dalle lacrime
Gente comune che ha atteso il feretro davanti alla chiesa di Sant’Angelo. Anche qui, molti i volti rigati dalle lacrime. Un altro applauso ha accolto la bara all’ingresso della chiesa gremita in ogni ordine di posti. “Affidiamo l’anima di Gianni a nostro signore – ha esordito don Roberto, amico carissimo di Ferretti, in apertura della cerimonia – la sua vita e stata preziosa non solo per la sua famiglia ma anche per la nostra città. Ed è sul concetto dell’essersi messo a servizio della città con passione che don Roberto ha proseguito la sua omelia.
Sentirsi comunità
Il filo conduttore del legame tra i due è stato confermato più avanti. Don Roberto ha letto una lettera che il sindaco gli aveva scritto pochi giorni prima di morire: Sto affrontando un grosso ostacolo ma con la forza di Dio potrò superarlo perché devo lavorare per migliorare la nostra città”. “Significa – ha sottolineato il prete – chi sei stato. Prima di essere sindaco sei stato un uomo, un marito, un amico. Mai nulla in precedenza, come la morte di Gianni, in queste ore ha unito la nostra città. Ci sentiamo comunità umana unità non solo per condividere una sofferenza ma una solidarietà”.
Un’ottica diversa dal passato
“Una solidarietà che deve diventare un impegno per tutta la città di Rozzano. Lascia una eredità umana più che politica sia accolta”. Poi ha concluso con l’invito a tutti i presenti a non disperderla. Finita la cerimonia un altro lungo applauso ha accompagnato la bara nel suo ultimo viaggio verso il cimitero dove sarà tumulata. Da domani, Rozzano dovrà affrontare i problemi di sempre, senza la persona che ha provato in questi ultimi cinque anni a mezzo ad affrontarli con un’ottica diversa dal passato. Un lavoro lasciato a metà per colpa di una malattia che non gli ha lasciato scampo.