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È morto l’ex ministro Virginio Rognoni, il figlio illustre di Corsico dimenticato dalle istituzioni

Era nato sulle rive del Naviglio il 5 agosto del 1924, fu ministro dell'Interno durante gli anni di piombo (dal 1978 al 1983) e, successivamente, ministro della Giustizia e della Difesa

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Nella foto, Virginio Rognoni, ministro dell’Interno negli anni di piombo (dal 1978 al 1983) e, successivamente, ministro della Giustizia e della Difesa

È morto questa notte, nella sua casa di Pavia, Virginio Rognoni, uno dei politici italiani più conosciuti della seconda metà del Novecento. Rognoni, che aveva compiuto 98 anni lo scorso 5 agosto, si è spento nel sonno. Era nato a Corsico, appunto, il 5 agosto del 1924 e da Corsico era cominciata la sua carriera politica.

Un uomo che ha dato lustro al suo luogo natale, ma che, stranamente, è stato dimenticato dalle istituzioni locali. Mai un cenno, mai un ricordo, mai una celebrazione. Eppure come postato da qualcuno sui social era “il corsichese più illustre”. Ministro della Repubblica, docente all’Università di Pavia, era il papà, assieme a Pio La Torre, della legge sul sequestro dei beni ai mafiosi.

Studente del prestigioso collegio Ghislieri, dopo la laurea in giurisprudenza nel 1947 e l’esperienza da borsista alla Yale University, in Usa, intraprese la carriera accademica, divenendo Professore di Istituzioni di diritto processuale a Pavia. Dopo la gavetta politica, da amministratore della Dc al Comune di Pavia, negli anni ’60, Rognoni, nel 1968, arriva a Montecitorio, dove siederà ininterrottamente nei banchi democristiani fino al 1994.

Docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, è stato un personaggio di primo piano della Dc. Fu ministro dell’Interno negli anni di piombo (dal 1978 al 1983) e, successivamente, ministro della Giustizia e della Difesa. Dopo la fine dell’esperienza nella DC, aveva aderito prima al Partito Popolare e poi al Pd. È stato vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 2002 al 2006.

Molti gli incarichi di governo: dal 1978 al 1983, appunto, fu ministro degli Interni negli esecutivi Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini e Fanfani. Erede al Viminale di Francesco Cossiga, fu lui che guidò il ministero nella fase più cruenta della lotta al terrorismo, subito dopo la morto di Aldo Moro, ucciso dalle Br.

Al Viminale visse cinque anni densi di avvenimenti e anche di episodi controversi, dalle accuse alle forze antiterrorismo per le presunte torture ai brigatisti rapitori del generale della Nato, l’americano James Lee Dozier, alla vicenda della fuga in Francia di Marco Donat Cattin, figlio del ministro del Lavoro, Carlo, accusato di banda armata e terrorismo, all’autorizzazione, a firma Rognoni, della pubblicazione del memoriale di Moro rinvenuto a via Montenevoso.

Rognoni era al Viminale durante la tragica estate del 1980, segnata dalle stragi di Ustica e della stazione di Bologna. Da ministro si impegnò anche nella lotta alla criminalità organizzata. Da titolare del Viminale firmò, con Pio La Torre, la Legge 646 che porta nel codice penale il reato di ‘associazione mafiosa’ e – su indicazione di Falcone e Borsellino – introdusse la misura del sequestro dei beni per i mafiosi. Ministro di Grazia e Giustizia nell’87 nei governi Craxi e Fanfani. Ministro della Difesa nel sesto e settimo governo Andreotti, tra il 1990 e il 1992. Impegno, quest’ultimo, che gli tirò addosso le aspre critiche di parte della sinistra Dc.

Il segretario del Pd Enrico Letta lo ha ricordato così su Twitter: “E’ stato un protagonista sempre in positivo di tante stagioni importanti della vita istituzionale del Paese. Un grande amico e un punto di riferimento. Un abbraccio affettuoso alla famiglia”.

Uno dei politici locali che hab conosciuto Virginio Rognoni è Francesco Magisano che sul suo profilo Facebook ha scritto: “è uno dei pochi grandi cittadini che hanno onorato Corsico. L’ ho ricordato ripetutamente in consiglio comunale e nella commissione antimafia, auspicando l’ organizzazione di un momento istituzionale di incontro o di ricordo del lavoro del ministro Rognoni. Nulla di fatto”.

“È stato dimenticato completamente – ha continuato Magisano – persino nel momento in cui la maggioranza di centro sinistra ha deciso di istituire il rilascio di una benemerenza della città di Corsico. Questo fu tra i motivi che mi spinsero a dimettermi dalla commissione antimafia. Sono grato e felice di averlo avuto due volte a Corsico: una volta da Ministro degli interni in comune e una volta durante una sagra in una piazza della Fontana gremitissima per un dibattito assieme al sindaco Graffeo. Ma questo avveniva in un’altra epoca, in un’epoca in cui non si dimenticavano i cittadini illustri, anche se militavano sotto altre bandiere”.

 

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