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Cancellato il pre e post scuola materna, in pericolo il lavoro di decine di genitori

Rischiano il licenziamento mamme e papà degli iscritti perché gli orari della materna di via Giacosa e delle altre materne non sono compatibili con l’entrata e l’uscita dai propri posti di lavoro

Nella foto la targa posta all’ingresso della scuola materna di via Giacosa

Genitori in difficoltà. Genitori angosciati. Genitori disperati. Sono quelli che hanno i figli iscritti alle scuole materne di Trezzano sul Naviglio, in particolare di quelli iscritti all’istituto Lelio Basso di via Giacosa, in generale di tutti coloro che hanno bambini in età prescolare (materna Beltramini e Boschetto).

L’amministrazione comunale, infatti, ha cancellato il pre e post scuola materna, garantito da anni, scaricando sulle loro spalle il compito di provvedere alla consegna e al ritiro dei bambini secondo l’orario scolastico. Peccato che quest’ultimo non coincida con gli orari e le uscite dai loro posti di lavoro.

Molti rischiano il licenziamento. Il motivo? O rispettano le direttive delle aziende in cui sono occupati e non ritirano i propri figli, oppure devono chiedere continuamente permessi e deroghe ai propri contratti. Richieste che in moti casi sono state già bocciate.

È il caso di Mauro Pericelli, da 11 anni operaio specializzato in una multinazionale a Paderno Dugnano. Ha un figlio e una compagna che fa i turni in ospedale: dopo il terzo ritardo gli arriva un richiamo (previsto dal contratto aziendale), dopo il quinto o sesto scatta il rischio di potenziale licenziamento. Oppure come Daniela Marletta che sta effettuando un periodo di prova in una azienda di Linate. Periodo di prova in scadenza e quindi a rischio di mancata assunzione se dovesse accumulare ritardi dovuti alla consegna e al ritiro dei due figli.

Per non perdere il posto di lavoro, già così difficile da trovare, Daniela si è rivolta a una baby sitter che le ha chiesto 600 euro al mese per occuparsi dei figli per un’ora o poco più al giorno. “Non è giusto – dice – che il comune ci privi di un servizio che per anni ha garantito alle famiglie trezzanesi. Oggi, dopo un anno e mezzo di pandemia, si dice di voler tornare alla normalità, ma non si garantiscono i servizi. Che modo di amministrare è?”

Mauro Pericelli e Daniela Marletta non sono gli unici che si sono rivolti a pocketnews.it per denunciare una situazione che con il passare dei giorni sta diventando sempre più insostenibile. Assieme a loro ci sono anche Fabiola Garrisi, Veronica Barrionuevo ed Eleonora Furnari. Sono la punta di un iceberg che conta almeno duecento famiglie.

Fabiola Garrisi ha due bambini iscritti alla Giacosa. Dal 15 settembre, dopo un periodo di smart working rientrerà in presenza in azienda, ad Assago. “Non so come fare – racconta angosciata – Devo rimanere in ufficio dalle 8 alle 17,30, non mi è possibile richiedere permessi e non ho alternative. Non ho risorse per rivolgermi a una baby sitter e il pensiero dei bambini non mi fa dormire la notte”.

Veronica Barrionuevo è una consulente. Ha due figli, uno alla Giacosa, l’altro in un asilo nido privato. Dovrebbe rimanere in ufficio almeno sei ore al giorno, per andare a prendere i bambini non ne riesce a fare 5. Ne ha già parlato con il suo superiore. La risposta è stata: organizzati. Identica situazione vive Eleonora Furnari, responsabile commerciale di un’impresa che ha la sede a Milano Bicocca. “Il resto del mondo – osserva – torna alla normalità, l’amministrazione pubblica di Trezzano, no! Dopo 18 mesi di pandemia c’era tutto il tempo per trovare una soluzione. Come è stata trovata a Corsico, Cesano, Buccinasco e in decine di altri comuni italiani”.

Già, il comune. Qual è il motivo, oppure i motivi, che hanno indotto chi governa la città a cancellare il pre e post scuola solo alle materne? Negli altri ordini e grado non è stato toccato. Ci sarebbero motivi sanitari ed economici. Tra i motivi sanitari ci sarebbe la necessità di tenere i bambini nelle cosiddette “bolle” per evitare il diffondersi del contagio. E a questa giustificazioni i genitori rispondono: “perché le bolle non sono state mantenute nei campi estivi organizzati dallo stesso comune, all’interno dei quali tutti si sono mischiati con tutti, soprattutto nel campo estivo della Beltrami, dove sembrava di essere in un pollaio?”

La giustificazione economica invece riguarderebbe la presunta mancanza di fondi per assumere nuovi addetti da inserire in organico e garantire assistenza nel pre e post scuola. La risposta è ancora più pesante: “Il comune ha stanziato mezzo milione di euro per fare un parcheggio al posto di un parco e ha approvato una variazione di bilancio di oltre 400mila euro per garantire i fondi con cui pagare i titolari dei depositi in cui sono state abbandonate per anni le auto sequestrate dalla polizia locale. Perché non ha trovato poche decine di migliaia di euro per garantire un servizio essenziale per centinaia di famiglie?”

Nelle scorse settimane sui social la questione del pre e post scuola è stata sollevata da più parti. Decine di post sono stati pubblicati, decine di mail sono state inviate al comune. Quasi tutte non hanno ricevuto risposta. L’unico cenno di vita da parte dell’amministrazione è stato un post pubblicato dal profilo del sindaco Bottero in cui diceva: “attiveremo il servizio se ci saranno le condizioni”. Poi il nulla.

birrificio barba d'oroIl problema è che nei prossimi giorni le scuole riapriranno e non è stata trovata alcuna soluzione. La sintesi la riassume Eleonora Furnari che sottolinea: “è triste vivere in un luogo che non garantisce ai suoi abitanti i servizi minimi. Quello del pre e post scuola è un servizio a domanda individuale che le famiglie pagano. Non chiediamo nulla di gratuito ma solo di poter godere di un diritto garantito da tutti gli altri comuni della zona, un diritto che ci permetterebbe di poter rientrare sul posto di lavoro senza rischiare il licenziamento o richiami per assenze continue o comunque ansie da parte di genitori che devono arrovellarsi per andare a prendere i propri figli”.

Come finirà la vicenda. Intanto con la formazione di un comitato che raccolga tutte le istanze dei genitori, poi con un’eventuale denuncia alla Procura della Repubblica nei confronti degli amministratori trezzanesi, per interruzione di pubblico servizio. “Non corro il rischio di perdere il lavoro a causa della incapacità di trovare soluzioni da parte di chi si dovrebbe occupare della cosa pubblica” la conclusione di Pericelli.

 

 

1 commento

  1. Sarebbe ora che la magistratura garantisca i cittadini onesti lavoratori e genitori nei loro diritti così come loro si impegnano verso i doveri. Quando la società chiede dei doveri che di rendono impossibili allora bisogna responsabilmente colpire quelle situazioni che rendono la vita di una famiglia impossibile prima di andare a giustificare una sentenza di licenziamento dicendo mi dispiace io applico la legge anche se sbagliata.

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