domenica - 5 Maggio 2024
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Brenntag, il comune boccia il nuovo piano di emergenza

L’amministrazione di Trezzano ha dato parere negativo alle proposte della Prefettura perché il documento non prende in considerazione i pericoli rappresentati dalla ferrovia che attraversa il sito di stoccaggio

Ci hanno lavorato più di un anno e quando è stato il momento di tirare le somme, il sindaco Fabio Bottero e l’assessore alla sicurezza e protezione civile, Leo Damiani, hanno detto no al nuovo “piano di emergenza esterno” predisposto dalla Prefettura e Ctr nel caso di un incidente all’interno della Brenntag, l’azienda “ad alto rischio” che stocca tutta una serie di veleni all’interno del suo stabilimento, in via Boccaccio, 3, a Trezzano.

Pericolo ferrovia

Il parere negativo doveva essere “notificato” entro questa mattina, beh, è stato inviato già da un paio di giorni. La bocciatura è arrivata perché il vademecum che dovrebbe indicare tutte le criticità rappresentate dall’attività della Brenntag e suggerire soluzioni e comportamenti in caso di incidenti, non prende in considerazione i pericoli derivanti dall’attraversamento della ferrovia Milano Mortara all’interno dell’area occupata dai silos di stoccaggio dell’azienda. Il sindaco e l’assessore avevano proposto due “attività di prevenzione”. La prima riguarda l’obbligo per i macchinisti alla guida dei treni Trenord di limitare la velocita nel tratto che attraversa il sito. La seconda è la realizzazione di un muro di contenimento per un eventuale deragliamento.

Barriera anti deragliamento

Un muro con contrafforti lungo circa duecento metri da innalzare su entrambi i lati della ferrovia, un muro solido, realizzato in cemento armato, in grado di contenere possibili fuoriuscite dei treni dai binari: senza muro potrebbero finire contro i silos e innescare incendi dalle conseguenze disastrose, visto la tipologia delle sostanze contenute al loro interno.

Il contraddittorio

Niente di tutto questo è stato preso in considerazione. Dopo aver ricevuto il parere negativo, la prefettura ha convocato sindaco e assessore per il prossimo lunedì, per un contraddittorio che chiarisca eventuali richieste. Che la Brenntag rappresenti un problema è noto da anni. L’azienda stocca prodotti chimici, alcuni altamente pericolosi per le conseguenze che potrebbero avere sulla salute pubblica in caso di incidente.

I silos da sostituire

A proposito dei silos di stoccaggio, già dieci anni fa, il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, aveva chiesto alla direzione dell’azienda di rimuovere i serbatoi interrati di cui è disseminato il sito e di sostituirli con nuovi realizzati con tecnologie più adeguate al loro uso. I silos erano stati installati negli Anni ’60 e il loro degrado avrebbe potuto e potrebbe provocare un nuovo disastro ambientale.

Il precedente

Come quello avvenuto negli anni Settanta, quando ci fu un versamento di Pcb che inquinò tutto il cavo Moggio e i terreni a valle dello stabilimento. Fu necessario rimuovere tonnellate di terra che poi sarebbero state smaltite, anche se c’è chi ancora oggi ne dubita. Orbene, tornando ai silos, all’ordinanza dei vigili del fuoco, l’azienda rispose che la loro rimozione “avrebbe avuto un impatto economico sulla società tale da pregiudicare la sua stessa sopravvivenza”.

Silos a go go

Invece di eliminarli avviò un piano di interventi di manutenzione che prevedeva la realizzazione di una doppia intercapedine al loro interno, più il rivestimento con sostanze protettive al loro esterno. Il Ctr richiese allora una certificazione che comprovasse la tenuta dei serbatoi e ottenutala diede l’ok al completamento dell’operazione. Fu  solo nel 2017, otto anni dopo l’ordinanza dei vigili del fuoco, che ispettori del Ctr redassero il rapporto finale con il quale certificarono la fine dei lavori. Il problema è che in via Boccaccio sono installati circa 58 serbatoi fuori terra, 56 sono quelli interrati tra cui venti sono quelli collocati negli anni  ’60, altri 20 silos si trovano oltre la ferrovia. La loro capacità varia da 18 metri cubi a 127 metri cubi. In tutti sono stoccati prodotti chimici o gasolio.

Una “spinta” al trasloco

Il pericolo incidente è sempre dietro l’angolo. Secondo Fabio Bottero, “gli attuali dirigenti della Brenntag sono consapevoli che il sito non potrà rimanere per sempre a Trezzano”. L’azienda ha già realizzato un grosso centro in provincia di Bergamo, capace di assorbire la lavorazione dei prodotti in transito a Trezzano e di garantire gli stessi livelli occupazionali. Dopo aver trasferito gli uffici e alcune lavorazioni sta dismettendo un magazzino denominato “Trezzano Due” in cui stocca “prodotti speciali confezionati”. Serve una “spinta” perché decida il trasferimento di tutta l’area. E l’obbligo a realizzare i due muri di contenimento con contrafforti lungo la ferrovia, visti i costi, potrebbe essere il grimaldello che si spera convinca i suoi vertici alla totale dismissione. Poi si comincerà a parlare di bonifica e valorizzazione dell’area. Ma questo è un discorso addivenire.

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1 commento

  1. Finalmente vedo che si sta muovendo qualcosa attorno al gravissimo problema BRENNTAG. Ora mentre il ferro è caldo si tratta di batterlo mentre è caldo, ottenendo la DELOCALIZZAZIONE che è stata da sempre l’unico obbiettivo per assicurare la sicurezza di tutti e il rispetto della legge Seveso (UE)

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