
Il cellulare, sotto carica, era scivolatonella vasca da bagno, dove lei stava lavandosi. Una scarica di energia elettrica l’aveva folgorata uccidendola. Dopo più di quattro mesi, le indagini sulla sua morte sono giunte a una prima certezza: il caricabatterie, prodotto e importato in Italia dalla Cina, aveva un difetto di fabbricazione. La conseguenza? Cinque imprenditori, un italiano titolare di un’azienda con sede a Trezzano sul Naviglio, e quattro cinesi che operano a Calenzano (Firenze), Sesto Fiorentino (Firenze) e Pontedera (Pisa), sono indagati per omicidio colposo, oltre che per frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci.
La videochiamata
Quella sera, Maria Antonietta Cutillo aveva preso il telefono, ancora collegato al cavo del caricabatteria, per fare una videochiamata alla sua migliore amica. All’improvviso il cellulare le era scivolato nell’acqua folgorandola. L’allarme era stato lanciato proprio dalla sua amica che dall’altro capo del telefono aveva assistito alla morte della sedicenne. Una vicenda che aveva choccato l’italia intera per l’età della vittima e per le modalità della sua morte.
Il sequestro
Nei giorni scorsi la svolta. I carabinieri hanno bussato alle porte delle aziende degli imprenditori indagati, e hanno sequestrato documenti e centinaia di caricabatterie simili a quello che, secondo i carabinieri avrebbe provocato la morte della giovane. Il procuratore che coordina l’inchiesta, ha anche ordinato una serie di controlli negli esercizi commerciali, italiani e stranieri, che vendono apparecchiature elettriche per telefonini, a cominciare dai caricabatterie sotto accusa e di quelli simili. Se il caricabatterie fosse stato a norma, scrivono nella loro relazione i carabinieri del Reparto tecnologie informatiche, Maria Antonietta sarebbe ancora viva.