“È sempre peggio”. Il grido di dolore è quello degli abitanti delle case popolari di via Treves 43 a Trezzano, soprattutto di quelli che abitano la scala A1. Lamentano i danni provocati dall’acqua e liquami e dalla relativa umidità che sistematicamente invadono (le prime due) e sgretolano (la seconda) le pareti alla base dell’edificio. Non solo. Il pozzo dell’ascensore si riempie sempre più spesso di acqua mettendo in pericolo chi utilizza l’elevatore per salire ai piani superiori. Se non bastasse, l’umidità ha aggredito il locale in cui sono custoditi i contatori della luce che si trova a fianco dello stesso ascensore.
L’ascensore
I residenti non ce la fanno più. Ogni tre o quattro giorni sono costretti a chiamare i tecnici degli ascensori che controllato il livello dell’acqua nel pozzo, bloccano la cabina al primo piano e le impediscono di scendere sino a livello terra. I cavi elettrici sarebbero sommersi dai liquidi. Quando il pozzo si asciuga, si viaggia sino a terra, quando arriva l’acqua, il primo piano si fa a piedi. A piedi se si riesce a superare la puzza di fogna che emana. Per chi ha problemi di deambulazione, è un vero calvario.
Deja-vu
Il “caso” delle case (ci si scusi per il gioco di parole) di via Treves non è nuovo. Era esploso due anni fa quando l’intero complesso era diventato un luogo di frontiera. Anche allora, gli abitanti esasperati avevano denunciato infiltrazioni d’acqua, allagamenti, muri che trasudavano, incrostazioni, caduta di intonaci fradici, muffe a farla da padrone.
Il tavolo tecnico
Una situazione che si protraeva da anni. Le case sono state edificate nel quinquennio 2005-2010. In soli dieci anni, raccontava chi ci abitava, il degrado ha raggiunto livelli insopportabili. Un “tavolo tecnico” aveva puntato l’indice contro le tombinature interne che non erano capaci di far defluire l’acqua piovana. La colpa era stata attribuita ai tecnici perché avevano approvato e costruito nella zona “un sistema fognario pubblico incapace di ricevere le acque chiare e scure del quartiere” di averlo cioè sottodimensionato.
L’intervento
Nel 2021, Aler e Gruppo Cap (gestore delle risorse idriche del sud ovest milanese) avevano approvato un progetto di adeguamento degli impianti fognari. Un intervento che avrebbe dovuto adeguare la rete fognaria alle reali necessità delle famiglie che abitano in quegli edifici. Il progetto prevedeva la separazione dei i flussi di conferimento delle acque bianche e nere degli edifici contemporaneamente alla realizzazione di alcune vasche di accumulo dotate di appositi impianti di sollevamento.
Tutto come prima
Evidentemente non tutto è andato per il verso giusto. Mentre per le altre scale i problemi di allagamenti e muffe sono relativamante meno forti (non funzionano i citofoni, ma questa è un’altra storia), nella scala A1 dopo sei, sette mesi dalla fine dei lavori, non è cambiato alcunché. L’umidità di risalita scrosta i muri, i pavimenti sono zuppi di acqua, la puzza di fogna regna sovrana. Per rendersene conto basta dare un’occhiata al video pubblicato qui in alto. Per la puzza si può sempre fare un saltino in via Treves.
