La violenza verbale potrebbe sfociare in violenza fisica? È l’allarme scattato a Trezzano dopo la pubblicazione di un commento firmato dall’ex assessore Nino Russo a un post dell’attuale capogruppo del Pd, Claudio Albini, in cui si citano pistole da impugnare quando si sente nominare il nome dell’assessore al Bilancio dell’amministrazione di centrodestra che governa la città, Giuseppe Argirò. Pistole da impugnare? La citazione ha provocato la dura replica del sindaco Giuseppe Morandi.
La replica del sindaco
“Oggi – ha scritto sul suo profilo – si evoca in un post la risoluzione dei problemi di Trezzano con il piombo, addirittura facendo nomi e cognomi. Qualcuno prende di mira un mio assessore e vorrebbe addirittura sparare. Parole inammissibili in un clima sempre più violento e di odio. Credo che abbiamo passato ogni limite e che le dichiarazioni di ognuno non saranno prive di conseguenze. Noi diciamo no a qualsiasi tipo di violenza, e siamo certi che anche la sinistra condannerà comportamenti ignobili come questo. Tra l’altro proprio la scorsa settimana una consigliera di Vermezzo con Zelo ha ricevuto minacce simili. La misura è colma. Giù le mani dalla Giunta e dall’amministrazione comunale”.
Fuoco alla miccia
Tutto è iniziato quando Claudio Albini nel suo consueto Diario, con ironia ha raccontato le vicende dell’ultimo consiglio comunale in cui si è discusso di variazioni del bilancio e di fondi assegnati o da assegnare a diversi capitoli di spesa. Veriazioni decise dall’assessore Argirò. Russo ha deciso di dire la sua: “Quando sento riesumare dal profondo quel nome che, tolta la prima “erre” diventa tutto un programma per i secoli a venire (“Argirò-Agirò”) sono due le reazioni pavloviane (riflessi condizionati) che agiscono in me: a) un istantaneo riflusso gastrico che diventa valanga; b) un’inconsulta voglia di mettere mano a una pistola…che purtroppo non trovo. Questo incredibile manipolo che attualmente bivacca nel Comune di Trezzano PER NOSTRA IRRIMEDIBILE COLPA (possiamo fare nomi e cognomi “come tutti ben sapete”), governa grazie anche a reperti riesumati e ricollocando in posizione autorevole gente che dovrebbe stare lontana dalla Cisa Pubblica. E c’è chi su interroga, stupefatto, perché costoro sono scappati da Avviso pubblico. Semplice, perché per loro la Legalità è repellente”.
L’invito di Albini
Chiunque legga si renderà conto della durezza dell’attacco dell’ex assessore. Se ne è reso conto anche Albini che in risposta al suo ex collega di partito ha sottolineato: “Caro Nino Nic Russo conosco bene il tuo attaccamento al territorio e alla città e la tua memoria storica. Nonostante fatichi, come te, a vedere il comune così gestito, ti chiedo di evitare in un sano dialogo, di parlare di utilizzo di armi. Ne colgo l’iperbole, tuttavia è inopportuna e inelegante”. Inopportuna e inelegante, i due aggettivi utilizzati da Albini.
Un classico
Subito dopo è arrivata la replica dello stesso Russo: “Caro Claudio, l’iperbole da me usata è un classico che campeggia nel libro delle frasi storiche del cosiddetto “secolo breve”. Veniva pronunciata da un orrido personaggio di “razza ariana germanica” per denigrare la Cultura. “Quando sento parlare di Cultura metto mano…eccc”. Quindi si tratta di un’iperbole portata all’eccesso assolutamente assurda e irreale perché riproduce situazioni improponibili in un realtà democratica. Quindi non temere: in realtà le parole non uccidono. Fugurati le iperbole, la satira, il sarcasmo, l’ironia, le metafore…Un po’ di elasticità mentale, please. Le cose della realtà, anche a Trezzano, sono spesso più gravi delle iperbole, come ti ho appena raccontato personalmente”.
La querela
La questione non sembra si possa risolvere solo con una battaglia verbale ad uso e consumo dei social. Probabilmente anche per questa “sparata” di Russo si passerà alla vie legali. Sarebbe la seconda volta che l’ex assessore finirebbe sul banco degli accusati grazie a una querela dell’intera amministrazione, così come accaduto qualche settimana fa, quando lo stesso Russo aveva ricordato che “il Consiglio comunale di Trezzano sul Naviglio è stato sciolto 4 volte, 3 per dimissioni dei consiglieri, 1 per tangenti e arresti di assessori, consiglieri e funzionari. Temo potrebbe esserci una quinta volta. Per mafia…”. Alla faccia del politically correct.