martedì, Aprile 22, 2025
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Tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione: in carcere quattro “papponi” italo-peruviani

L’indagine ha preso il via dopo la denuncia di una giovane che, dopo essere stata reclutata nel suo Paese di origine, è stata condotta a Milano dove è stata costretta a prostituirsi

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Agenti della Polizia di Stato, su mandato della Direzione distrettuale antimafia del Tribunale di Milano hanno arrestato e rinchiuso in celle di San Vittore quattro malviventi, di età compresa tra i 58 ed i 34 anni. L’accusa nei loro confronti è: tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. I quattro farebbero parte di una banda italo-peruviana da tempo attiva sul fronte della prostituzione.

Le indagini, condotte dagli agenti della squadra Mobile della Questura di Milano, hanno preso il via dopo la denuncia presentata da una delle vittime del gruppo. Si tratta di una giovane che, dopo essere stata reclutata nel suo Paese di origine, è stata condotta a Milano, dove è stata costretta a prostituirsi. Era costantemente controllata dai suoi sfruttatori e costretta a pagare l’affitto della stanza utilizzata per vivere e prostituirsi. Stanca di essere sfruttata, la ragazza, ha trovato la forza di rivolgersi alle forze dell’ordine.

Agli inquirenti ha fornito alcune indicazioni che poi hanno permesso, anche grazie a intercettazioni telefoniche, di risalire al gruppo. Gruppo che aveva, è stato accertato, sempre lo stesso “modus operandi”: facendo leva sul desiderio delle vittime di emigrare, dapprima le reclutava all’estero e, dopo aver prospettato cospicui guadagni, le convinceva a trasferirsi in Italia, dove invece erano avviate alla prostituzione.

Gli indagati, oltre a predisporre e dotare le ragazze di tutta la documentazione utile (lettera d’invito/garanzia per entrare in spazio Schengen, assicurazione sanitaria e, talvolta, il biglietto aereo), fornivano loro, una volta giunte a Milano e previo il pagamento di somme di denaro, appartamenti in cui prostituirsi. Non solo. Fornivano anche telefoni ed utenze per contrattare le prestazioni sessuali, pubblicazioni ed inserzioni su siti dedicati per aumentare la loro clientela.

Come se non bastasse, il gruppo monitorava costantemente l’attività delle vittime, intervenendo, per esempio, in caso di difficoltà con i clienti. I “costi” per tutti questi “servizi” erano interamente a carico delle vittime, che pensavano di dover ripagare il solo costo del viaggio e invece si trovavano costrette a prostituirsi per cercare di ripagare il proprio “debito”.

 

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