
Ieri sera, davanti ad una sala che, nonostante l’importante argomento in discussione, non ha registrato il tutto esaurito, è stata presentata la proposta del nuovo piano di governo del territorio di Corsico, firmato “Amministrazione Ventura”. Chi si aspettava qualche volo pindarico è andato certamente deluso. In presenza dell’intera giunta, seduta nel salottino del palco, il mattatore della serata è stato il sindaco che per circa un’ora e mezza ha illustrato “contenuti e opportunità” previste dall’idea di sviluppo della città della sua amministrazione.
Uno degli elementi di tutto il piano è stata la scelta di alcune aree da destinare a verde pubblico, pur se non sarà facile. Scelta confermata, anche, nella riqualificazione di quelle che ormai sono universalmente definite aree produttive dismesse: quelle descritte, infatti, potranno tornare a vivere solo se trasformate in aree residenziali, con spazi verdi messi poi a disposizione della città.
È stato altrettanto chiaro che gran parte del nuovo strumento urbanistico, quando sarà approvato definitivamente, si sviluppa tra il Naviglio e la ferrovia e tra a ferrovia e la zona nord della città; mentre il “vecchio” abitato viene interessato solo con piccole iniziative che, per ammissione dello stesso sindaco, non interverranno in maniera sostanziale nella trasformazione della città sviluppatasi nel primo dopoguerra.
Diverse le aree di proprietà pubblica che saranno vendute ai privati e che potranno diventare nuove residenze. Qualcuno le ha definite “gioielli di famiglia”. Qualche esempio? Gli ex uffici tecnici alla storica cascina Agostoni, l’ex centro anziani Giorgio Perversi o il centro civico Curiel. Diverso il destino dell’ex scuola elementare di via Dante: il vecchio edificio che nel tempo ha ospitato alcuni uffici comunali, la biblioteca e la scuola civica di Musica, resterà così com’è, inutilizzabile, inagibile e pericolante. Troppo elevati e quindi insostenibili per l’amministrazione i costi di demolizione dello stabile che rischia di diventare un inno al degradato a due passi dal centro.
Già ieri sera, ma la polemica è proseguita anche questa mattina, sono emersi numerosi malumori sul destino dell’ex deposito Atm. La presa d’atto dell’impossibilità dell’amministrazione di dare un vero impulso allo sviluppo dell’area, magari acquistando l’area e destinandola a parcheggi di supporto al centro cittadino, è stata una doccia fredda per chi, da ormai 25-30 anni, attendeva questa opportunità per il rilancio del centro e del commercio di vicinato che in questa parte della città, ormai, non vive ma sopravvive.
Altrettanto sconfortante il destino dell’ex Pozzi: i presenti hanno appreso direttamente dal sindaco dell’ulteriore rinvio della riqualificazione e sistemazione degli edifici di archeologia industriale presenti sull’area. I costi di bonifica e ristrutturazione rendono difficile e quasi impossibile, pensare concretamente ad una riqualificazione nel breve termine: da reperti storici, quei beni sventrati ma rimasti in piedi sotto l’ex acquedotto rischiano di diventare preistoria prima di tornare a vivere e smettere di essere bivacchi occasionali.