L’allarme è stato rilanciato sui social: qualcuno a sversato nel Cavo Moggio una quantità indefinita di idrocarburi che ha provocato una moria di pesci. Il tam tam ha allertato ecologisti e tutti coloro che combattono in difesa dell’ambiente che da ieri mattina si sono messi a caccia dell’inquinatore.
Le foto sono emblematiche. Mostrano cavedani, carpe e trote morte che galleggiano a pelo d’acqua o sono impigliati nelle alghe. Le immagini sono state riprese nel tratto del Cavo che costeggia i capannoni di aziende che si affacciano lungo la Vecchia Vigevanese a Trezzano.
Gli stessi ambientalisti e alcuni membri delle Sentinelle del Parco Sud sono partiti alla ricerca del luogo dove potrebbero essere stati effettuati gli sversamenti a monte della roggia che prende il nome dal fontanile Moggio, e conclude la sua corsa nella roggia Colombana a Zibido San Giacomo.
Sull’episodio sta indagando la Polizia locale di Trezzano. Ha fatto prelevare dei campioni di acqua e li sta facendo analizzare per tentare di capire di che tipo di inquinanti si tratti; se prevengono dal lavaggio di una cisterna o se prototti schimici da smaltire. Quasi con certezza lo sversamento è avvenuto sul territorio di Trezzano, poi gli inquinanti sono arrivati sino a San Pietro Cusigo, una frazione di Zibido San Giacomo, lasciando dietro di loro una scia di pesci morti.
Quasi quarant’anni fa, il Cavo Moggio era stato al centro di un episodio che aveva interessato anche la stampa internazionale, quando le sue acque furono inquinate da Pcb, materiale altamente cancerogeno, sversato da alcune cisterne dell’allora Plariver, oggi Brenntag. Fu necessario rimuovere tonnellate di terreno inquinato per la sua bonifica.
Per esattezza nell’ articolo riguardante il Cavo Moggio la ex Brenntag si chiamava Iempsa e non Plariver.