È uno scrigno colmo di gioielli abbarbicato su uno strapiombo di parete rocciosa a picco sul lago Maggiore. L’Eremo di Santa Caterina del Sasso, a Leggiuno, in provincia di Varese, incanta chi lo scopre. È senza alcun dubbio uno tra gli scenari più suggestivi del Lago Maggiore. Una meta ideale per una gita fuoriporta a pochi passi da Milano e dai comuni della sua provincia. Una meta anche gastronomica per chi ama la cucina lacustre o pre alpina. Una piccola nota: Leggiuno è conosciuto più per aver dato i natali a Gigi Riva, il miglior marcatore di tutti i tempi in virtù dei 35 gol segnati in 42 presenze totali segnati con la Nazionale italiana di calcio, che per bellezze che meritano di essere scoperte e godute.
Scampato al nubifragio
Uno scrigno si diceva. Sia dal punto di vista architettonico, sia da quello artistico. Secondo la tradizione, l’Eremo è stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante scampato ad un nubifragio durante la traversata del lago. Sopravvissuto a morte certa, decise di ritirarsi su quel tratto di costa e condurvi vita da eremita. Lì, nel XII secolo, costruì una prima cappella dedicata a Santa Caterina d’Egitto (una specie di Porziuncola di francescana memoria), poi affiancata da altre due chiese, quella di San Nicola e Santa Maria Nova incastrate una nell’altra.
La leggenda
Come ogni Eremo che si rispetti, anche quello di Santa Caterina del Sasso ha una sua leggenda. Narra di un miracolo avvenuto a inizio Settecento, quando cinque enormi massi precipitarono sulla chiesa, ma restarono impigliati nella volta di una cappella, senza causare particolari danni. Architettonicamente, l’Eremo ha un’impronta rinascimentale. Oggi ha una struttura frutto della fusione di tre cappelle. L’intero complesso è decorato con opere pittoriche di artisti lombardi, alcune attribuite alla scuola di Bernardino Luini.
Come arrivarci
Affreschi del Trecento affiorano da alcune pareti come lo splendido frammento di una Crocifissione. Quelli del Cinquecento e del Seicento decorano l’intero complesso dominato da una torre campanaria, la cui costruzione risale al Trecento: è alta 15 metri, comprese la cuspide e la croce, ed ha base rettangolare. Interessante è anche il sacello: risale al 1195 e ha le stesse dimensioni del sepolcro di Santa Caterina sul Sinai. Qui sono visibili le reliquie di Alberto Besozzi, divenuto Beato. All’Eremo si accede via mare e via terra. È incastonato nella roccia a strapiombo sul Verbano e può essere raggiunto da tutti via mare grazie all’approdo di un traghetto, via terra per mezzo di una scalinata di 268 gradini che si affacciata su uno dei più bei panorami del lago Maggiore. C’è anche un ascensore, ma prendendolo si perde lo spettacolo offerto dalla natura.
Cosa mangiare
Dopo essersi ubriacati di tanta bellezza, una pausa gastronomica è quello che ci vuole per completare la giornata. In zona ci sono molti ristoranti che offrono specialità lacustri. Il re è il pesce persico servito in filetti o con delicati risotti, e poi alborelle, fritte o in carpione, trote di lago con maionese, salmerini affumicati con tagliatelle. Su fronte degli antipasti, un assaggio di mortadella ossolana, il prosciutto e violino di capra della Val Viggezzo non possono mancare. I più esigenti non possono non gustare il lardo alle erbe di Macugnaga. Tra i formaggi, occhio alla Toma del Mottarone e ai caprini freschi della Valcuvia. Buon appetito.