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Depuratore di Rozzano: dagli scarti alimentari all’energia pulita, la nuova sfida del gruppo Cap

L’iniziativa viene illustrata all’interno del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, il più grande hub espositivo tecnico scientifico in Italia, sino al 12 settembre

depurazioneL’accordo tra Milano Ristorazione, azienda partecipata del comune di Milano e il Gruppo Cap di Assago, che gestisce le risorse idriche in tutto il sud ovest milanese, è stato sottoscritto alla fine del 2019, e in queste settimane è diventato operativo: il depuratore di Rozzano come quello di San Giuliano Milanese, Sesto San Giovanni, Bareggio, Canegrate e Pero saranno trasformati in “piattaforme integrate per l’economia circolare” utilizzando gli scarti delle mense dislocate sul territorio.

Che cosa significa? Che, a regime, diventeranno centri di produzione di biogas e biometano a basso impatto ambientale impiegando rifiuti organici, provenienti dall’industria agro-alimentare dell’hinterland milanese. Secondo uno studio effettuato da Kyoto Club, utilizzando i biodigestori anaerobici già presenti nei depuratori, è possibile convertire in energia pulita 107 tonnellate di scarti organici, arrivando ad alimentare fino a 39.000 tra veicoli, mezzi aziendali e trasporti pubblici: 2,5 volte il numero di auto circolanti alimentate a metano nella nella provincia di Milano.

L’iniziativa viene illustrata all’interno del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, il più grande hub espositivo tecnico scientifico in Italia, sino al 12 settembre, durante i giorni della Milano Design Week, all’interno dello spazio dedicato a Gruppo Cap.

“L’accordo con Milano Ristorazione è uno dei progetti del nostro Green New Deal, col quale intendiamo contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio lombardo all’insegna della decarbonizzazione e della transizione ecologica – ha spiegato Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo Cap in una nota stampa -. In quest’ottica gli scarti agroalimentari ci permetteranno di trasformare i nostri depuratori in bioraffinerie, dove produrre biogas e biometano.

“Gestiamo – ha concluso Russo – 40 depuratori che grazie a sinergie industriali come queste stanno diventando fabbriche verdi, dove il recupero di acqua trattata da impiegare in agricoltura fa rima con energia pulita prodotta dai rifiuti, ma anche con cellulosa, sabbie, fosforo e azoto, sottoprodotti del processo di depurazione convertiti in materie prime da reimpiegare nella produzione”.

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