
20 anni di carcere. Per lui, per il figlio e per il nipote. È questa la richiesta formulata ieri dai pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia di Milano Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco nei confronti di Nazzareno Calajò, presunto “boss della droga” alla Barona, e di molte piazze del sud milanese. Stessa richiesta anche per il figlio Andrea e per il nipote Luca. I tre sono i protagonisti principali di una maxi inchiesta su un traffico di stupefacenti nel carcere di Opera che un anno fa aveva portato all’arresto di 30 persone che, a vario titolo, controllavano, una serie di “piazze di spaccio” tra Milano e l’hinterland.
L’inchiesta ha fatto emergere tutti i traffici di alcune bande criminali che gestivano lo spaccio di hashish, marijuana e cocaina in città come Corsico, Buccinasco, Rozzano e dintorni. Gli stupefacenti venivano distribuiti nei centri commerciali, oppure consegnati a domicilio previo ordinativo effettuato utilizzando piattaforme di messaggistica istantanea. Nazzareno Calajò detto Nazza, anni di galera alle spalle, boss con grande seguito armato e contatti di peso come l’ndranghetista Salvatore Barbaro e il killer di Cosa nostra Antonio Sinagra aveva anche il suo gruppo di fuoco.
Dalle intercettazioni sono emersi presunti propositi dei Calajò di uccidere, sempre per contrasti nel mondo della droga, ultras delle curve di San Siro come Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà interista freddato, la sera del 29 ottobre 2022 a Milano, con due colpi di pistola. Nessun legame, comunque, è emerso allo stato, come spiegato dagli inquirenti, tra questa inchiesta sul narcotraffico e quella in corso sull’omicidio di Boiocchi. La prossima udienza è fissata per il 17 giugno.