Dopo l’allarme del procuratore di Napoli Nicola Gratteri che nei giorni scorsi aveva detto: «Tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘ndrangheta e così anche i locali frequentati dai vip», anche la coordinatrice della direzione distrettuale antimafia Alessandra Dolci punta l’indice: «Vedo una sostanziale disattenzione della politica, soprattutto nel contrasto alle nuove manifestazioni delle mafie. Combatterle oggi significa combattere l’economia illegale. Invece vedo una sostanziale indifferenza alle tematiche mafiose. Se i politici immaginano ancora il mafioso con la coppola e la lupara sono rimasti indietro, ma non credo sia possibile».
Riciclare il denaro
Lo ha fatto in una intervista concessa al quotidiano La Repubblica, tornando a parlare di un tema a lei caro: «Assistiamo a un’accentuazione della vocazione imprenditoriale dei clan. I mafiosi al Nord ormai fanno gli imprenditori usano meno la forza e si occupano più di riciclare il denaro che arriva dal traffico di droga: l’obiettivo, ormai, è quello di fare affari. Un cambiamento, quello nelle modalità in cui operano le mafie, che rende più complicato comprendere il fenomeno, anche da parte della società civile».
La contaminazione dell’economia reale
E se sulle affermazioni di Gratteri, il magistrato tira un po’ i freni: «È un po’ un’esagerazione, non possiamo affermare che tutti i locali e i supermercati sono in mano alla criminalità. Sicuramente il settore della ristorazione è ad alto rischio, così come quello dei supermercati. Dire che una buona parte sono infiltrati credo sia inesatto» sulla contaminazione dell’economia reale è stata decisa. «Assistiamo – ha detto – a un’accentuazione della vocazione imprenditoriale dei clan, una assimilazione dell’impresa mafiosa ai fenomeni di criminalità economica. I reati sono sempre più spesso di natura finanziaria: bancarotta, fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di fittizi crediti d’imposta. Il ricorso a metodi violenti è ormai residuale»
Regole del gioco alterate
L’infiltrazione avverrebbe ad esempio in consorzi di cooperative che offrono servizi a bassa connotazione tecnologica come facchinaggio, pulizie, trasporti e logistica. Li forniscono a prezzi fuori mercato: le cooperative alla base di questo sistema sono evasori totali tenuti in vita per pochi anni per sfuggire ai controlli. Non versano i contributi previdenziali o le imposte, o magari fanno un’indebita compensazione con crediti inesistenti. In questo modo possono fornire prestazioni a prezzo incongruo rispetto a quelli del mercato e alternano le regole del gioco, le regole del mercato.
Cinquemila imprese ad alto rischio
Una recente indagine di Transcrime parla di cinquemila imprese lombarde ad alto rischio di infiltrazione mafiosa. Secondo Alessandroa Dolci, «Cinquemila su oltre un milione di aziende lombarde può essere un dato realistico. Tra i criteri utilizzati, c’è quello dell’uso dei prestanome. Anche sulla base delle indagini e delle aziende che abbiamo sequestrato, si può dire che la categoria dei prestanome va semprepiù aumentando. Infatti, credo che a breve verrà realizzato un albo nazionale dei prestanome. Quello del trasferimento fraudolento di valori, reato previsto dal 512 bis del codice penale, è diventato uno dei reati più diffusi. La mimetizzazione degli interessi mafiosi nei vari settori economici è allarmante. Le imprese vengono formalmente intestate a persone pulite, con amministratori privi di precedenti. Senza attività investigativa non viene disvelata la proprietà fittizia».
Settori a rischio
Quali sono i settori più a rischio? «L’edilizia è uno storico settore a rischio di infiltrazione. Settori nuovi possono essere quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari, come anche quello delle scommesse e delle energie rinnovabili». Finché gli ‘ndranghetisti svolgevano attività criminali, attività in cui era abbastanza frequente il ricorso all’ intimidazione, oppure si occupavano di traffici di droga, erano visti dal contesto sociale come dei criminali. Ora fanno gli imprenditori borderline, quindi disponibili a creare articolati sistemi finalizzati all’evasione fiscale.
Interlocutori affidabili??????
La conseguenza è che la percezione del disvalore delle loro condotte viene meno. Durante alcune indagini su pregiudicati già condannati per 416 bis, si è scoperto che in realtà erano ritenuti interlocutori affidabili rispetto a quel contesto sociale: gli imprenditori si rivolgevano a loro consapevoli del loro essere mafiosi e così anche i politici che si rivolgevano a loro per avere i voti.
come mai è così solenne nel evidenziare queste contraddizioni ma non ci entra mai dentro …per capire le radici sottili innescate da elezioni amministrative pilotate ?