
Dieci anni sono un passaggio dall’infanzia alla preadolescenza (la maturità arriverà col tempo). Sono uno step: si sta diventando grandi. Sta diventando grande anche il progetto Sai (Sistema accoglienza e integrazione) gestito da “Il Sestante” che sabato 26 ottobre nel teatro della Sacra Famiglia ha festeggiato i suoi primi 10 anni di attività. Che cosa è il Sai? Un insieme di percorsi di inserimento sociale, mediazione linguistico-culturale, orientamento e accompagnamento legale, borse lavoro, stage formativi e tirocini che ha permesso di accogliere persone straniere richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, garantendo percorsi individuali di inserimento nella comunità cesanese. Sabato sera, appunto, sono stati festeggiati i suoi primi 10 anni.
Tutti i numeri dal Sai
Qual è il bilancio? Ecco i numeri: centosettantaquattro persone, la maggior parte delle quali tra i 18 e 25 anni, sessantaquattro tra i 26 e i 39 anni, nove tra i 40 e i 59 anni. Sono arrivati da Pakistan, Mali, Afghanistan, Gambia, Bangladesh, Nigeria, Somalia, Egitto, Guinea, Senegal, Cosa d’Avorio, Iraq, Burkina Faso, Etiopia, Tunisia, Camerun, Guinea Bissau, India, Libia, Niger, Togo, Eritrea, Ghana, Iran, Liberia, Ucraina, Uganda, Venezuela. Solo nel 2023, Cesano Boscone ha accolto 27 persone, molte delle quali accompagnate in un percorso di mediazione linguistico-culturale. Alcune a seguire attività sportive e 16 per l’inserimento lavorativo.
Accoglienza integrata
Si tratta di persone scappate da situazioni difficili e pericolose, per lo più giovani e famiglie che cercano di ricostruire una vita in Italia. Persone con storie, affetti, competenze che oggi possono far parte della comunità cesanese grazie agli interventi di accoglienza integrata attivati. Non solo vitto e alloggio ma informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, inserimento a scuola e nel mondo del lavoro (con formazione e riqualificazione professionale, orientamento, stage, borse lavoro), mediazione linguistica.
Le dichiarazioni
«L’esperienza decennale del progetto – ha dichiarato il sindaco Marco Pozza – rappresenta un modello di accoglienza e integrazione possibile e positiva: lavorando in partnership, ente locale e terzo settore, è stato possibile offrire ai cittadini stranieri che si lasciano alle spalle guerre e violenze la possibilità di entrare a far parte della nostra comunità”.«In questi primi dieci anni di attività – ha aggiunge l’assessora Ilaria Ravasi – abbiamo incontrato tanti giovani provenienti da molti Paesi del mondo e con loro abbiamo lavorato per inserirli nella nostra comunità, in quella milanese e italiana. Dalle piccole cose, come l’iscrizione al servizio sanitario nazionale o attività ludiche per i più piccoli, a servizi come l’assistenza psicologica e l’accompagnamento per l’inserimento sociale e lavorativo, con 64 borse lavoro, ma anche stage e tirocini. Un impegno che una società civile si può assumere, ottenendo risultati positivi».
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