giovedì - 2 Maggio 2024
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Cala il sipario sul calcio, a Trezzano regna lo sconcerto

Negli anni Novanta la città aveva quattro scuole calcio. Oggi, l’ultima società sopravvissuta non è più in grado di garantire le risorse economiche al normale svolgimento dell’attività sportiva e per questo motivo ha dovuto cedere il tiolo all’Accademia Gaggiano

La notizia che Trezzano dà l’addio al calcio ha fatto il giro della città in un battibaleno. La prima reazione dei lettori di pocketnews.it è stata di incredulità, poi di sconcerto, infine di delusione. Tutti si chiedono come è possibile che una realtà con più di mille attività commerciali e industriali non sia riuscita a garantire la sopravvivenza di quello che un tempo era considerato un fiore all’occhiello.

Come si è arrivati a questo punto

La cessione del titolo all’Accademia Gaggiano è la conseguenza di un dato di fatto: la società non è più in grado di garantire le risorse economiche al normale svolgimento dell’attività sportiva. Ci si chiede come si è arrivati a questo punto. La risposta è una sola e ha diverse sfaccettature. La prima è che il disimpegno di Costantino Sessa, vicepresidente, dimissionario per motivi personali, ha pesato più di quel che si immaginasse sugli equilibri economici. Secondo, gli imprenditori che si erano offerti per rilevare la società o contribuire alla sua sopravvivenza con un’iniezione di nuove risorse, hanno fatto un’improvvisa marcia indietro, lasciando spiazzati tutti coloro che si stavano dando da fare per salvarla.

Stati d’animo

Mentre sui social lo sconcerto ha raggiunto livelli altissimi, pocketnews.it ha  raccolto gli stati d’animo di chi al Trezzano ha dedicato la propria vita, l’ex presidente Luciano Tocchi; a chi con le sue qualità tecniche ha permesso di conquistare e mantenere dopo una dura lotta la salvezza nel campionato di Eccellenza, Fabio Filadelfia, il capitano della prima squadra;  e infine il parere di chi, nel mondo politico, è rimasto all’apparenza indifferente all’appello lanciato giusto un mese fa dalla dirigenza gialloblù, il sindaco Fabio Bottero.

Il dito contro le istituzioni civili e religiose

“Sono letteralmente avvilito – ha confessato Luciano Tocchi, per 22 anni presidente della società di via don Casaleggi, – Da quando ho saputo, il magone non mi lascia. Avevamo creato qualcosa di bello, avevamo fatto grande il Trezzano sino a portarlo in sere D e adesso scompare. L’amarezza è infinita”. Tocchi ha puntato il dito contro le istituzioni civili e religiose colpevoli “di non riconoscere che il Trezzano svolgeva una funzione sociale e che, come tale, andava aiutato. La parrocchia che pretende circa 30mila euro di affitto (27mila ndr) è uno scandalo: ai tempi di don Peppino e don Franco Bianchini, non sarebbe mai accaduto”. L’ex presidente del Trezzano lancia un sospetto: “Spero che la curia non ne approfitti e che non avvii una speculazione edilizia sui campi a ridosso del Naviglio, così come è avvenuto per aree che aveva affidato e poi tolto al Tennis club.”

Profonda amarezza

Capitan Filadelfia ha raccontato invece lo stato d’animo dei calciatori. “Sicuramente – ha osservato – è una situazione che non fa piacere a nessuno, non perché è subentrato il Gaggiano, ma c’è profonda amarezza in chi, come me, militava nel Trezzano da moltissimi anni. Ci trovavamo bene e avevamo, quest’anno, creato un gruppo fantastico. Purtroppo, l’amministratore delegato Vaccarello e il presidente Testori hanno cercato delle soluzioni senza riuscirci. Dal canto suo, l’ex vicepresidente Costantino Sessa è una persona strepitosa che ha dato tanto, ma se per motivi personali ha deciso di lasciare, ben venga una nuova società che voglia continuare quest’avventura. Qual era l’alternativa?”

Politica senza responsabilità?

Già l’alternativa. Per la normale gestione servivano almeno 270mila euro. Né sponsor, né vendita di biglietti, né contributi di dirigenti e appassionati riuscivano a mettere insieme quella cifra. Senza l’intervento di nuovi investitori o delle istituzioni, la cessione è stata obbligata. “Respingo ogni responsabilità – è stata la difesa di Fabio Bottero, sindaco di Trezzano – Il comune non può dare strutture gratis a chicchessia: ce lo impediscono le norme e le restrizioni che sono intervenute in tema di bilanci. Il Fabbri, solo di acqua, gas, luce e manutenzione dei manti erbosi costa circa 90mila euro l’anno. In passato, nonostante il suo utilizzo fosse regolato da convenzioni, le società hanno accumulato debiti nei confronti dell’amministrazione.”

Da quattro squadre a zero

Le ragioni economiche hanno una loro logica, ma anche quelle sociali. E se non si occupa la politica di quelle sociali, chi se ne dovrebbe occupare? Negli anni Novanta, Trezzano aveva quattro squadre di calcio, oggi non ne ha nemmeno una. Con la cessione del Trezzano Calcio, a parte la prima squadra e gli Juniores che saranno inglobati nel Gaggiano, è in pericolo l’attività sportiva di circa 250 ragazzi del settore giovanile. Si tratta di una perdita che non ha paragoni in termini sociali.

Una speranza

Secondo Bottero “Negli anni è fallito il Corsico, è fallito il Cesano Boscone, molte società hanno chiuso i battenti. Testori e Sessa sono stati bravi a far vivere il Trezzano sino ad oggi, ma forse sarebbe stato necessario cambiare il modello, riducendo ulteriormente i costi.” “In quanto al settore giovanile – ha concluso il sindaco – in Comune abbiamo pubblicato un bando che richiede manifestazioni di interesse per la gestione del Fabbri. Se c’è qualcuno che volesse fare un percorso che garantisca la sua attività, noi siamo disponibili ad accompagnarlo in questa sfida. L’importante è che ognuno dia il proprio contributo.”

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