Sta facendo discutere l’affermazione del procuratore Nicola Gratteri fatta al convegno “Le rotte e le logiche del traffico internazionale di stupefacenti e le evoluzioni della criminalità organizzata transnazionale” organizzato nei giorni scorsi a Palermo dalla Scuola Superiore della Magistratura, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, con il Programma Falcone Borsellino del Ministero degli Affari Esteri.
Supermercati e locali
Cosa ha detto Gratteri? “Tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘ndrangheta, idem i locali di divertimento dove vanno i vip”. Non è dato sapere su quali basi si fondi un’affermazione simile ma tant’è. È lui l’esperto di ‘ndrangheta e se ha puntato l’indice, qualche elemento in suo possesso deve averlo. Ma lo sono davvero tutti? Possibile che non ce ne sia uno pulito? Certo non è tranquillizzante per tutte le persone che si recano a fare la spesa nei supermercati del territorio. L’idea di finanziare un’organizzazione criminale di quella portata non dovrebbe lasciarle serene. Una affermazione, quella di Gratteri inquietante, per chi l’ha fatta e per dove è stata fatta.
N’drangheta stracciona?
Secondo l’ex procuratore di Reggio Calabria, “Il salto di qualità della ‘ndrangheta si ha nel ’69 quando in un santuario di San Luca si decise la doppia affiliazione: stabilendo che un capo ‘ndrangheta poteva entrare nelle logge massoniche deviate. All’interno delle logge c’erano magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, delle istituzioni e ciò ovviamente favorì certi rapporti e fece fare un passo avanti alle ‘ndrine. Per anni abbiamo continuato a parlare di n’drangheta stracciona, sottovalutando questo fatto”. Altro che stracciona, faceva soldi in silenzio e allungava le sue radici ovunque trovasse terreno di coltura. Come è avvenuto nel Sud ovest milanese: Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, sono lì a dimostrarlo.
Player internazionali
“La ndrangheta” gli ha fatto da eco il nuovo procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri “nelle indagini sul narcostraffico c’è sempre e da anni è partner affidabile dei cartelli del Sudamerica anche perché quando nella mafia comparivano i primi pentiti, la ndrangheta appariva impermeabile a fenomeni simili. Le ndrine, insomma, sono ormai player internazionali, si sono conquistate la fiducia dei cartelli tanto da riuscire ad acquistare a credito e a fare da garante ad altre organizzazioni. Alla ndrangheta si riconosce una capacità di controllo del territorio che le ha dato prestigio. Poi molti broker del traffico di droga si sono trasferiti in Sudamerica . Alcuni collaboratori dicono che la ndrangheta a un certo punto si è posta come partner unico in Europa dei traffici di cocaina che veniva dal Sudamerica”.
Dai sequestri di persona al traffico di droga
Tornando a Gratteri, il magistrato ha messo sotto la lente un altro aspetto dell’evoluzione della criminalità calabrese: “Coi soldi dei sequestri di persona la ‘ndrangheta ha deciso di investire nel narcotraffico. Negli anni ’90 ci fu una forte richiesta di cocaina, allora la ‘ndrangheta mandò in Colombia decine di broker a comprare la droga a prezzi più bassi. Oggi per contrastarla c’è bisogno di tecnologie all’avanguardia: col cellulare si ordinano quintali di cocaina senza muovere un dito. E qualcuno mette in discussione le intercettazioni”. Tutto giusto, tutto corretto. Ma come si arriva ad affermare che “Tutti i supermercati dell’hinterland milanese sono in mano alla ‘ndrangheta, idem i locali di divertimento dove vanno i vip”?
Seguici sulla nostra pagina Facebook
