sabato - 20 Aprile 2024
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La contessa di Castiglione, in missione segreta alla corte di Napoleone III

Era bellissima. Aveva gli occhi di intenso verdazzurro dalle sfumature ametista e una presenza mondana e seduttiva così intensa che la principessa di Metternich la definì «una statua di carne». Era anche un agente segreto inviato alla corte francese da Camillo Benso conte di Cavour affinché convincesse “con ogni mezzo” Napoleone a scendere a fianco dei piemontesi per cacciare gli austriaci dall’Italia.  La sua “missione” diede i risultati previsti: le bastò mezz’ora d’amore con l’Imperatore cinquantenne nella stanza azzurra del Castello di Compiègne per riuscire nella “delicata” missione di Stato che le era stata affidata.
Quello che non aveva previsto era la trappola preparata dall’entourage dell’imperatrice per costringerla a lasciare Parigi. Una trappola che la segnò per il resto della sua vita

La sera di venerdì 7 dicembre del 1855, tutto il gran mondo parigino della politica e della diplomazia era convenuto alle Tuileries, la residenza dell’Imperatore Luigi Napoleone III, sfarzosamente illuminata.  Un pranzo ufficiale era stato offerto in onore di Vittorio Emanuele II, reduce da un viaggio a Londra. Al pranzo seguiva un lussuoso ricevimento. Ministri, ambasciatori, grandi dignitari dello Stato, ufficiali generali dell’esercito francese, uomini di lettere, musicisti, bellezze dalle ampie crinoline, ricoperte di stoffe sottili dai colori vivacissimi, di merletti, di nastri, di ciuffi di fiori posati a mo’ di festoni o di ghirlande, avevano invaso tutta quella lunga e complicata teoria di saloni e di gallerie.

L’apparizione

A un certo punto si udì un vocio insolito. Una certa agitazione si manifestò fra i diversi invitati. Alcuni che erano al centro si fecero da un lato, altri cercarono di stringersi fra loro, altri ancora non si peritarono di salire sopra qualche poltrona e divano, mentre quelli in prima linea stentarono a lasciare libero uno stretto corridoio nel mezzo della sala. La notizia girò di bocca in bocca. Era il Conte di Cavour che avanzava dando il braccio alla Contessa di Castiglione, l’astro, la cui sola apparizione costituiva sempre la parte più interessante di ogni ricevimento.

Armonia perfetta

Ecco allora il Conte di Cavour, in divisa di Ministro, con, al suo braccio destro, la Contessa di Castiglione. Quest’ultima era sfolgorante. Nessuno avrebbe potuto affermare se la giovinezza superava la bellezza, o se l’eleganza la vinceva su l’una e sull’altra. Era un’armonia perfetta: capelli castani dorati, pelle d’alabastro, spalle scultoree, corpo che aveva flessuosità voluttuose, occhi grandi parlanti e pupilla nera dai riflessi bleu, bocca piccola che, dischiusa al sorriso, lasciava intravedere una fila di denti, sottili, bianchi, uniformi. Fronte alta, purissima, sopra un viso pallido, di un ovale perfetto. 

Sguardi d’invidia

Procedeva a fianco di Cavour, altera e consapevole della sua superiorità. Vestiva un abito di satin bianco, con bande diagonali di velluto nero, intramezzate da mazzolini di fiori, fissati al centro di altrettanti piccoli circoli formati da merletti finissimi e antichi. Al collo portava un superbo vezzo di perle, e perle agli orecchi. Nessun bracciale, nessun anello, quasi che potessero scemare la nuda leggiadria di quelle braccia e di quelle mani. La folla degli invitati guardava ammirata e commentava. Cominciava a tessere le trame per farla cadere…

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