Orti urbani che passione! In America sono circa 70.000.000 le persone che coltivano un orto, in Inghilterra sono 300.000 gli orti coltivati. In Italia, secondo l’ultimo censimento Istat, ben 21.000.000 persone coltivano l’orto o il giardino e oltre un terzo delle amministrazioni comunali dei capoluoghi di provincia (38%) ha previsto orti urbani per gestire il verde pubblico.
Anche Cesano Boscone, nel suo piccolo fa la sua parte. La notizia di oggi è che fino al 14 marzo sarà possibile partecipare al bando per il rinnovo della graduatoria per l’assegnazione degli orti comunali di via Gramsci 37. Quelli liberi attualmente sono 14 poi, quelli che si libereranno nel tempo. Non solo. L’amministrazione comunale ha messo a disposizione anche 3 aree a uso collettivo, da affidare a enti, associazioni o gruppi organizzati di cittadini. Tutti sono stati invitati a partecipare.
Il bando è aperto a tutti i residenti maggiorenni che però dovranno occuparsene personalmente, altrimenti niet. In graduatoria sarà data priorità a: persone anziane, disoccupati, nuclei familiari numerosi, famiglie con una persona disabile, chi presenta un Isee basso, persone in possesso di una certificazione per la valenza terapeutica della conduzione di un orto, persone che non possiedono beni immobiliari in Lombardia, famiglie monoparentali (mamme o papà single). Coloro che riceveranno l’orto in concessione dovranno pagare una una cauzione di 100 euro più il canone annuale: 80 euro per gli orti piccoli, 90 per quelli medi, 110 euro per gli orti grandi di oltre 90 metri quadri.
«Per la prima volta – spiega il sindaco Marco Pozza – riserviamo alcuni orti collettivi per uso sociale o didattico e formativo. Un’opportunità importante per le associazioni, gli enti del terzo settore e i gruppi organizzati di cittadini, cui è rivolto un invito specifico. Coltivare l’orto fa bene perché permette di stare all’aria aperta e di ritrovare il legame con la terra, imparando anche un’alimentazione sana. Se poi l’orto è condiviso, si promuove la socialità, ci si aiuta, si impara insieme e si può prevedere di condividere l’avvio anche di progetti condivisi per chi è in difficoltà».
