Da Ludovico il Moro a Cesare Borgia. Dalla caduta degli Sforza all’ascesa del Valentino. Testimone di tutti gli intrighi di corte. È il percorso che Leonardo compie a cavallo del 1500 in un’Italia dilaniata dalle rivalità dei principi e dei re che se ne contendono il territorio. Lui è il testimone imperturbabile di drammi e tragedie che non minano la sua principale aspirazione: raggiungere la perfezione nelle sue opere. Che siano il Cenacolo o il Cavallo, dedicato appunto a Francesco Sforza, i suoi angeli o le sue madonne. Dolcissimo è il ricordo di sua madre Caterina, determinante l’incontro con il Verrocchio, con cui condivide un’accusa di sodomia.
Sulla fine del 1496 Beatrice d’Este, duchessa di Milano, scrisse la seguente lettera alla sorella Isabella, moglie del marchese Francesco Gonzaga, signore di Mantova:
«Eccellentissima Madonna e sorella nostra amatissima. Io e il Signor Ludovico mio marito auguriamo buona salute a voi e al Signor Francesco, Vostro Illustre Consorte. Secondo il desiderio che voi mi avete espresso, vi mando il ritratto del mio piccolo Massimiliano. Non vogliate però pensare che sia così piccolo come vedete; si voleva prenderne la misura precisa, ma abbiamo avuto paura, perché l’aia dice che ciò può nuocere al suo sviluppo. Egli invece fa progressi in modo meraviglioso. Quando, dopo qualche giorno di assenza, lo contemplo, mi pare che sia di molto cresciuto, e mi sento allora inondare l’anima di gioia e di soddisfazione”. Lettere che nascondono trame incredibili
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