domenica - 28 Aprile 2024
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Killer di Assago: i giudici lo hanno condannato a 19 anni e 4 mesi con tre anni di libertà vigilata

Lo ha deciso il gup di Milano Silvia Perrucci nel processo abbreviato celebrato questa mattina a Milano

 

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aggiornamento delle 13,30

È stato condannato a 19 anni e 4 mesi di reclusione Andrea Tombolini, il 46enne accusato di omicidio, duplice tentato omicidio e lesioni per aver accoltellato sei persone, uccidendone una e ferendone gravemente due, il 27 ottobre 2022 al Carrefour del centro commerciale Milanofiori di Assago. Lo ha deciso il gup di Milano Silvia Perrucci nel processo abbreviato celebrato questa mattina. Il giudice ha accolto quasi interamente la richiesta del pm Paolo Storari, titolare dell’inchiesta, che aveva proposto 20 anni, senza attenuanti generiche.

Rito abbreviato

Tombolini ha potuto chiedere l’abbreviato perché i reati di cui è accusato, tra cui l’omicidio volontario semplice non aggravato, non prevedono pene complessive dell’ergastolo, ma un massimo di 30 anni (con lo sconto di un terzo). E oggi il pm ha chiesto il massimo, appunto 20 anni con lo sconto del rito, senza attenuanti e con 3 anni di libertà vigilata.

Libertà vigilata

Il giudice, sempre come chiesto dalla Procura, ha disposto anche la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni a pena espiata. Per il padre di Luis Fernando Ruggieri, il dipendente del supermercato ucciso, il giudice ha stabilito un risarcimento da 30mila euro a carico di Tombolini, rinviando alla sede civile l’entità dei danni complessivi. Il padre della vittima era assistito dal legale Marco Dallavalle.

I risarcimenti

Riconosciuti risarcimenti da 15mila euro (con danni totali, poi, in sede civile) anche per le persone vittime di tentato omicidio e lesioni. Tra queste ultime anche il calciatore del Monza Pablo Marì, che qualche giorno dopo l’aggressione fu dimesso dall’ospedale, ma tornò a giocare solo lo scorso gennaio, dopo 4 mesi di cure. Tombolini resta, almeno fino a quando la sentenza non diverrà definitiva, in una comunità protetta in regime di domiciliari.

Le perizie

Cosa accadrà dopo. Lo stesso pm, nel suo intervento in aula, ha chiarito che “deve essere curato e non finire in carcere”. Una perizia nel processo aveva stabilito che al momento dei fatti, comunque, era capace di intendere e volere, anche se soffre di disturbi psichici. Lo stesso giudice non ha riconosciuto col verdetto vizi di mente, come chiedeva, invece, la difesa, con il legale Daniela Frigione.  Se la perizia ha stabilito che l’uomo non aveva un vizio di mente, come accertato dai periti, tra cui Marco Lagazzi, criminologo e psichiatria forense, una consulenza difensiva, richiesta dal legale Daniela Frigione, ha sostenuto, invece, la tesi della incapacità di intendere e di volere per una forma di schizofrenia.

testo delle 10,30

Si sta celebrando questa mattina, al Tribunale penale di Milano, il processo ad Andrea Tombolini, il 46enne accusato di omicidio, duplice tentato omicidio e lesioni per aver accoltellato sei persone, uccidendone una (Luis ferreri di Trezzano sul naviglio) e ferendone gravemente due (tra cui Pablo Marì, giocatorfe del Monza), il 27 ottobre 2022 al Carrefour del centro commerciale Milanofiori di Assago, nel Milanese. Il pm di Milano Paolo Storari ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione, senza attenuanti generiche e con 3 anni di misura di sicurezza a pena espiata.

Il massimo della pena

Si tratta del massimo della pena possibile, dato le accuse, per chi ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. La pubblica accusa non ha riconosciuto le generiche e ha chiesto tre anni di misura di sicurezza a pena espiata. Il 47enne, il quale era stato trasferito dal reparto di psichiatria dell’ospedale San Paolo in una comunità protetta in regime di arresti domiciliari, è presente in aula e ha rilasciato dichiarazioni spontanee nel corso dell’udienza a porte chiuse.

Capace di intendere e di volere

Secondo la perizia psichiatrica, l’uomo – malgrado soffra di disturbi psichici – era capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Le parti civili hanno chiesto un risarcimento per le vittime, somme al momento non rese note. Ora in aula, davanti al gup Silvia Perrucci, a prendere la parola è la difesa.

Sentenza in serata?

“Chiedo scusa, non so cosa mi sia successo, cosa mi sia preso”, ha detto, in sostanza, l’imputato al gup Silvia Perrucci. Da qualche mese è ai domiciliari in una struttura psichiatrica. Il pm, da quanto si è appreso, nell’udienza a porte chiuse ha spiegato che Tombolini “deve essere curato, non deve stare in carcere”. La sentenza è attesa per questa sera.

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