
Dopo due anni dal blitz della Guardia di Finanza in Municipio, nelle sedi di Ama, l’azienda municipalizzata rozzanese, e nell’ufficio dell’esponente Pd, i giudici dovrebbero stabilire il suo futuro
Gennaio 2017. È un mese fondamentale per il destino politico e umano di Massimo D’Avolio, ex sindaco di Rozzano e consigliere regionale alla regione Lombardia. Il 19 del mese, a quasi due anni esatti, dalla bufera che lo ha travolto, il giudice delle indagini preliminari dovrebbe decidere se rinviarlo a giudizio o proscioglierlo da ogni accusa e restituirgli un minimo di credibilità politica che l’ex uomo forte del Pd sembra aver perso.
L’irruzione in Municipio
Era infatti il 20 gennaio 2015, quando la Guardia di Finanza fece irruzione in Municipio, nelle sedi di Ama, l’azienda municipalizzata rozzanese, nell’ufficio che Massimo D’Avolio aveva nel palazzo della Regione e nella sua abitazione. L’ex sindaco Pd di Rozzano fu il destinatario di un avviso di garanzia e che lo informava di un’indagine della Procura di Milano di cui era oggetto. Nella stessa indagine erano coinvolti politici e tecnici, come Vito Ancora, ingegnere, allora capogruppo comunale del Pd di Segrate. Gli investigatori avevano agito su disposizione dei pm Luca Poniz e Letizia Mannella. Nella sede del comune di Rozzano, nell’ufficio tecnico al terzo piano del municipio di piazza Foglia, e nella municipalizzata Ama, avevano raccolto pacchi di documentazione su appalti e delibere degli anni in cui D’Avolio era sindaco e Ancora un importante consulente in Ama.
I filoni dell’inchiesta
Tre, secondo l’accusa, coordinata dal dipartimento del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, i filoni dell’inchiesta. Riguarderebbero alcune delibere con le quali l’ex sindaco avrebbe autorizzato il pagamento da parte della partecipata Ama ad alcune società della moglie; il buco che ha portato la stessa Ama sull’orlo del fallimento; e infine un presunto danno erariale legato alla compravendita di un’area industriale in cui risulta coinvolto un dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Rozzano.
Un sistema di clientele
In questi due anni, le indagini dovrebbero aver chiarito finalmente alcuni degli aspetti dell’intera vicenda, vicenda che secondo i principali partiti di opposizione: “ è frutto di un sistema di clientele e favoritismi che ha inquinato la nostra città per più di un decennio. Il 19 dovrebbe essere emessa la prima “sentenza”: rinvio a giudizio o proscioglimento.