domenica - 28 Aprile 2024
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Da Buccinasco a Bolzano, la ‘ndrangheta mette radici anche in Trentino

Al vertice del clan, un sessantenne titolare di una ditta di costruzioni, e fittiziamente di un bar, utilizzato per gli incontri tra gli esponenti del clan che avevano legami con i Barbaro-Papalia

Aveva legami con le ‘ndrine  Italiano-Papalia di Delianuova, i Barbaro -Papalia, egemoni a Plati con ramificazioni fino a Buccinasco e gli Alvaro-Macri’-Violi di Sinopoli, il clan di criminali calabresi scoperto a Bolzano durante le indagini connesse al traffico di droga e al reperimento di armi in Trentino Alto Adige.

L’infiltrazione

Un gruppo pericoloso non solo nell’ambito di attività strettamente criminali. Ma anche con una intensa infiltrazione nel tessuto economico altoatesino, in particolare nel settore edile e della ristorazione. Al vertice del clan un sessantenne originario di Delianuova ma da molti anni residente a Bolzano, titolare di una ditta di costruzioni, e fittiziamente di un bar, utilizzato per gli incontri tra gli esponenti del clan. Lo stesso modus operandi, appunto, dei Barbaro-Papalia a Buccinasco.

Bancarotta fraudolenta

Al boss, oltre a una serie di reati tra cui l’associazione mafiosa, il traffico di droga e la detenzione illegale di armi, è stato contestato il reato di bancarotta fraudolenta. Si sarebbe appropriato indebitamente del denaro di una ditta di costruzioni, di cui era amministratore, dichiarata fallita dal Tribunale di Bolzano, e pertanto sottoposta a procedura concorsuale tale da garantire i creditori, impedendo che quest’ultimi vedessero soddisfatti gli importi richiesti.

Le estorsioni

Tra i compartecipi dell’associazione mafiosa individuata a Bolzano sono risultati due fratelli calabresi, rispettivamente di 65 e 57 anni, da anni residenti in Trentino Alto Adige e titolari di bar e pizzeria nel capoluogo altoatesino. Nel corso delle indagini sono tati accertati anche episodi di estorsione ai danni di un meccanico di Bolzano nonchè di sequestro di persona ai danni di un ristoratore.

Le intimidazioni

Entrambi gli episodi, l’uno per evitare di pagare una riparazione ad un meccanico, l’altro per riscuotere un presunto debito, hanno confermato, secondo gli investigatori “modalità e forza intimidatoria da parte del gruppo calabrese altoatesino tipiche delle ‘ndrine ubicate nella regione d’origine e dei clan che si sono raminifcati in tutto il Nord Italia”.

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