martedì, Aprile 22, 2025
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Corsico, appello della chiesa: troviamo un tetto alle famiglie rimaste senza casa dopo l’incendio che ha distrutto “Ca’ Nostra”

L’edificio di via Monti 38 era stato devastato lo scorso 7 gennaio da un incendio che aveva costretto i vigili del fuoco a evacuare decine di famiglie. Dopo due mesi, cinque di esse vivono una situazione di emergenza

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Nelle foto qui in alto, l’incendio che ha distrutto il tetto di “Ca’ Nostra” un edificio che sorge in via Monti 38 a Corsico

L’appello è stato lanciato dalla “Comunità pastorale cenacolo delle genti di Corsico”. Un nome altisonante che indica una serie di gruppi cattolici che hanno come punto di riferimento la chiesa dei santi Pietro e Paolo di via Cavour. Chiede a tutte le persone di buona volontà “un’abitazione provvisoria per alcune famiglie di “Ca’ Nostra” l’edificio devastato lo scorso 7 gennaio da un incendio che aveva costretto i vigili del fuoco a evacuare decine di famiglie. Orbene, cinque di esse non hanno ancora un tetto sulla testa o vivono una situazione di emergenza intollerabile.

L’incendio aveva avuto origine nel tardo pomeriggio di martedì 7 gennaio. Aveva distrutto il solaio in legno del tetto che era collassato sugli appartamenti inferiori. Il tetto, già in cattive condizioni, non era stato ristrutturato nei lavori di riqualificazione che avevano invece riguardato le facciate del palazzo. Nonostante gli interventi sugli esterni, non era stato considerato prioritario, una scelta che si è rivelata drammatica, dato che il legno, facilmente infiammabile, ha accelerato la propagazione delle fiamme. Solo per il pronto intervento dei vigili del fuoco, l’incendio non si era trasformato in tragedia.

Dopo le fiamme, erano scoppiate le polemiche. Almeno venti famiglie erano rimaste senza una casa e senza un aiuto da parte delle istituzioni locali. Nonostante la gravità della situazione e la pesante perdita per le famiglie coinvolte, l’amministrazione comunale infatti aveva dichiarato di non poter erogare aiuti economici diretti per coloro che erano rimasti senza un tetto. La motivazione? In una nota ufficiale, via Roma aveva spiegato che “le risorse destinate alla gestione delle emergenze sono limitate e che non è possibile prevedere un intervento diretto in questo caso. “Stiamo monitorando la situazione”, aveva affermato il sindaco, “e ci stiamo coordinando con le associazioni di volontariato per garantire il sostegno necessario alle famiglie coinvolte”.

Alcuni volontari e associazioni avevano preso in mano la situazione, organizzando una raccolta fondi per supportare le famiglie colpite. La campagna aveva raccolto qualche migliaio di euro e diverse donazioni in natura, tra cui abbigliamento, coperte e prodotti per la casa. Delle famiglie rimaste senza casa, con il trascorrere del tempo, molte hanno trovato una soluzione. Molte, ma non tutte. Ce ne sono ancora cinque che non sono riuscite a superare l’emergenza. Per questo motivo è partito l’appello della comunità pastorale.

Nel post pubblicato sui social ha confermato: “Le famiglie in difficoltà abitativa sono 5, una di queste sarà ospitata nell’appartamento in cui abitava don Luciano (parrocchia di Sant’Adele), le altre quattro stanno cercando un’abitazione per i mesi necessari ai lavori per il ripristino della loro casa. A chi avesse disponibilità di un appartamento libero, chiediamo di metterlo a disposizione come gesto di prossimità”. L’appello è corredato da alcune informazioni “che possono aiutare a prendere una decisione”. Nello specifico, ce ne sono alcune che hanno ragazzi in minore età, altre formate da soli adulti; il contratto da realizzare è di tipo transitorio; le famiglie sono in grado di dare un contributo economico; il periodo di “ospitalità” è di sei o sette mesi al massimo.

“Abbiamo perso tutto, ma non vogliamo arrenderci”, avevano dichiarato alcuni residenti del palazzo. “La nostra speranza è che la comunità continui a supportarci, ma chiediamo anche che le istituzioni facciano la loro parte per aiutarci a ricostruire la nostra vita”. Sono le stesse preghiere di oggi. Dopo due mesi, vista l’impossibilità di intervento (giustificata o meno) da parte del Comune, è arrivato l’appello alle persone di buona volontà di Corsico da parte della comunità pastorale.

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