È tornata lo scorso 16 dicembre, la capsula di una missione spaziale cinese con un carico di campioni di suolo raccolti sulla Luna. Erano 44 anni che non accadeva. È un ulteriore testimonianza dell’interesse del paese per il nostro satellite naturale. Cina alla conquista della luna, dunque.
La sonda chiamata Chang’e 5 era decollata dalla Terra tre settimane prima. Arrivata in orbita attorno il 28 novembre, il 31 ha inviato il suo modulo di allunaggio sulla superficie, vicino al monte Rumer, un complesso vulcanico importante vicino all’Oceanus Procellarum, l’oceano delle tempeste. Il modulo, dopo aver raccolto campioni di suolo in parte dalla superficie e in parte grazie ad una perforazione, è ripartito con il prezioso carico (circa 2 chili di materiale).
Dopo avere trasferito il materiale sulla Chang’e, il modulo lunare è precipitato autodistruggendosi. La sonda invece è ripartita diretta verso la Terra puntando verso il punto previsto per l’impatto, la Mongolia. Una curiosità: per ridurre la velocità di rientro in atmosfera i cinesi fatto “rimbalzare” la sonda sull’atmosfera terrestre più esterna, come si fa con un sasso piatto tirandolo a pelo d’acqua.
Una manovra che ha fatto rallentare la capsula riducendone la velocità. Una volta atterrata, in pochi minuti l’area è stata circondata da militari dell’esercito cinese. Subito dopo, la navicella è stata caricata su un camion che ha viaggiato verso una località segreta dove gli scienziati hanno recuperato i campioni lunari e si sono messi a caccia dei loro segreti. La Cina è ormai di casa sulla Luna
Questo, infatti, è il terzo modulo lanciato dal Paese del Dragone che atterra sulla Luna. Il precedente, Chang’e 4, era allunato nella parte non visibile del satellite, aveva depositato un rover e da lì aveva trasmesso alla Terra tramite un minisatellite lanciato orbita, perché quella metà della Luna non è accessibile ai ricevitori sulla Terra.