C’è anche Antonino Carollo, figura di spicco nell’indagine milanese Duomo Connection, ed erede di una delle famiglie mafiose siciliane trasferitesi al Nord, tra i quattro destinatari di un provvedimento cautelare disposto nell’ambito dell’inchiesta della Procura milanese per bancarotta, reati fiscali e riciclaggio che, oltre agli arresti, ha portato la Gdf a sequestrare beni per 4 milioni di euro.
Chi è
Chi è Antonino Carollo? Negli anni ’80 a Cesano e Trezzano era conosciutissimo. Per chi invece non lo conoscesse, è figlio di Gaetano. Già sei anni prima del suo arresto nell’ambito dell’inchiesta “Duomo Connection”, avvenuto nel 1990, veniva considerato dagli investigatori antimafia l’erede di suo padre, ucciso in un agguato il 1 giugno del 1987 a Liscate. Un omicidio per il quale nel 2013 l’allora pm Marcello Musso ottenne anche la condanna all’ergastolo di Totò Riina.
Amministratore unico
Scrivevano i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Nicola Cerrato, il 29 maggio 1984: “Antonino Carollo è amministratore unico della Immobiliare Antonietta Srl e della Edilmobiliare Spa. Dispone di un patrimonio immobiliare superiore al miliardo e mezzo di lire. Il denaro? Costituisce il provento delle losche attività di suo padre Gaetano. Già dal 1979, quando non era ancora ventenne, Tony Carollo risultava amministratore unico delle due società”.
Il ritorno
Il suo è un ritorno clamoroso sulla scena delle cronache italiane. È stato arrestato a quasi 34 anni dall’inchiesta “Duomo Connection“, l’indagine milanese coordinata da Ilda Boccassini e Giovanni Falcone e condotta dai carabinieri di Sergio De Caprio, il comandante “Ultimo” che per prima aveva rivelato le infiltrazioni della mafia nel tessuto produttivo lombardo e dei suoi rapporti con la politica locale. Dopo aver scontato la pena era sparito dai radar. Non da quelli della Procura milanese. Ieri è tornato in cella: è uno dei quattro arresti disposti dalla Procura di Milano per bancarotta, reati fiscali e riciclaggio. Carollo è stato bloccato a Pisa.
Sistema fraudolento
L’ indagine dei pm Bruna Albertini e Simona Ferraiuolo, condotta dai finanzieri della Compagnia di Magenta, ha consentito di scoprire un “sistema fraudolento” pianificato e diretto Giovanni Bosco, legale di Abbiategrasso. Il gruppo agiva nel settore edile immobiliare con l’ausilio di professionisti e collaboratori che fungevano da prestanome. Gli indagati in totale sono 22. L’accusa nei loro confronto e di “bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di crediti d’imposta per oltre 2,5 milioni di euro, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori”.
Il malore
Nell’ambito dell’inchiesta sono state eseguite anche 20 perquisizioni tra le province di Milano, Pavia, Pisa, Varese, Treviso, Livorno e Catanzaro attraverso l’impiego di oltre 70 militari e di unità cinofile “cash dog”. Tra gli arrestati come detto anche l’avvocato di Abbiategrasso Giovanni Bosco, cognato di Paolo Errante Parino (indagato per mafia nell’inchiesta Hydra della Dda di Milano). Il professionista, dopo l’arresto si è sentito male: trasportato d’urgenza all’ospedale di Magenta è deceduto nel pomeriggio di ieri.