È cominciato, venerdì 7 giugno, il processo nei confronti di una impiegata e del direttore di un ufficio postale di Cesano Boscone coinvolti in una truffa ai danni dell’Inps sul reddito di cittadinanza. Nel processo sono coinvolte altre cinque persone,: tutte sono accusate di aver “rubato” all’Inps mezzo milione di euro da gennaio 2020 a febbraio 2021. Gli imputati sono una coppia di origine romena, ideatori della truffa, e cinque operatori – tra i quali anche il direttore – dell’ufficio postale di Cesano Boscone, dal quale sarebbero uscite 171 tessere fasulle del reddito di cittadinanza per un danno di almeno 502 mila euro. L’accusa principale è quella di «associazione a delinquere finalizzata a mettere in atto sistematici episodi corruttivi, falso ideologico, uso di atti falsi, plurime truffe aggravate».
La truffa
Era il dicembre del 2021 quando i carabinieri, su richiesta della magistratura, arrestarono una 48enne impiegata di un ufficio postale di Cesano Boscone e, a Monza, un 27enne ed una 26enne conviventi di origini comunitarie. Secondo l’accusa, la coppia aveva reclutato giovani lavoratori stranieri, anche minorenni, che venivano poi costretti a lavorare incessantemente senza retribuzione, sotto minaccia e violenza fisica, all’interno di un terreno agricolo occupato abusivamente nella zona industriale di Usmate Velate, nella raccolta, smaltimento e recupero per la rivendita di pallet. Non solo. La coppia aveva anche ottenuto il reddito di cittadinanza in favore delle loro vittime, del tutto inconsapevoli e peraltro privi di requisiti, riscuotendo personalmente le relative somme in danaro tramite apposite carte loro consegnate da un’impiegata 48enne dell’ ufficio postale di Cesano Boscone.
Profumi e champagne
Quest’ultima riceveva in cambio denaro o regalie varie: t-shirt, profumi e prodotti alimentari, champagne. Per la concessione delle carte del reddito di cittadinanza l’impiegata corrotta utilizzava attestazioni di soggiorno permanente visibilmente contraffatte con l’utilizzo di timbri e firme artefatti riconducibili all’Ufficio Anagrafe del Comune di Milano ed a dipendenti del Comune meneghino realmente esistenti e del tutto ignari. La Procura aveva inviato uomini della polizia giudiziaria a perquisire le abitazioni delle persone coinvolte nella truffa, oltre all’ufficio postale di Cesano.
100 euro a carta
Nella sua ordinanza, il gip Tommaso Perna, titolare dell’inchiesta, aveva scritto che per ogni carta di reddito attivata, l’impiegata dell’ufficio postale di Cesano sarebbe stata ricompensata con 100 euro. Il premio per aver, assieme a un collega indagato, «chiuso un occhio» davanti ai documenti contraffatti presentati dai due rumeni, marito e moglie, 27 e 26 anni, e avrebbe dichiarato il falso alla « consegna delle carte per la percezione del reddito di cittadinanza di aver compitamente identificato gli effettivi richiedenti».
Doveri d’ufficio violati
«La funzionaria avrebbe accettato di violare i propri doveri d’ufficio in cambio di denaro, un profumo, generi alimentari e altre regalie» era riportato nell’ordinanza d’arresto. Secondo il giudice era «necessario approfondire ulteriormente» la posizione del collega della donna, la quale aveva «contributo» con gli altri due arrestati, «a creare un quadro altamente falsificato di ricorrenza delle condizioni per il rilascio della misura assistenziale» da parte dell’Inps. Dopo due anni e mezzo di indagini, si è arrivati al processo. Processo che vede sul banco degli imputati anche il direttore dell’ufficio postale cesanese.