martedì - 21 Maggio 2024
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Cesano, ristrutturazione del Quartiere Tessera: sotto i “cappotti”, niente (solo degrado)

Nonostante la ristrutturazione, irrisolti negli appartamenti i danni provocati dalle infiltrazioni d’acqua, delle muffe che si mangiano le pareti, dei serramenti scrostati

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Nella foto, il Quartiere Tessera a Cesano Boscone e, nei riquadri, il degrado interno agli appartamenti

Questo articolo è emblematico di una situazione che lascia sconcertati. Riguarda le case Aler del Quartiere Tessera a Cesano Boscone, ma potrebbe riferirsi a qualunque quartiere di edilizia popolare realizzato negli anni 50/60. Pocketnews.it è stato invitato a visitarle dalla signora Maria. Il nome è di fantasia e rappresenta le decine di signore Maria che nella loro vita hanno dovuto fare i conti con una realtà abitativa desolante. Avere un tetto sulla propria testa non sempre è indice di benessere. Anzi. Il caffè che si beve a casa sua è l’unica nota positiva di una mattinata trascorsa tra infiltrazioni d’acqua, muffe che si mangiano le pareti, serramenti scrostati e qualche urla degli operai che si affannano fuori dalla finestra nei lavori di ristrutturazione e “adeguamento energetico” degli edifici. Una spesa di circa 30milioni di euro. Nei giorni scorsi ci sono state proteste dei lavoratori che lamentavano il mancato pagamento delle loro indennità e straordinari e la dura presa di posizione dell’azienda appaltatrice secondo la quale tutto è in regola. In regola?

La casa “tipo”

“Questa – dice mostrando il suo appartamento – è una casa tipo del quartiere Tessera. Sono così almeno dagli anni ’80. Negli anni 2000, circa venti anni fa, fecero il primo cappotto. Da rosse che erano diventarono bianche con delle strisce bordeaux e gialle che sembravano renderle più allegre. Secondo i progettisti del primo cappotto, la muffa non avrebbe dovuto più formarsi. Credo sia tornata giusto un paio di anni dopo. In compenso gli scarafaggi riuscirono a scavarsi fra muro e cappotto delle tane talmente resistenti che uscivano persino dalle prese elettriche. Ora hanno messo il secondo cappotto sui pannelli del primo, quindi i muri esterni delle case del Quartiere Tessera hanno uno spessore di circa 40cm di cui 20 cm sono di muro prefabbricato e gli altri 20 cm sono costituiti dai due cappotti”. Riusciranno a proteggere i residenti dal freddo? Non stiamo parlando di quello atmosferico, ma anche di quello ambientale. Non siamo degli esperti per capire se si tratta di una soluzione idonea o no a risolvere la questione, però il dubbio, visti i trascorsi, rimane. Parafrasando un vecchio libro e film della Milano da bere: “Sotto il vestito, niente” a Cesano diventa: “Sotto i cappotti, niente”.

Il tetto piatto

“Nel frattempo – continua la signora Maria – anche il tetto piatto ha i suoi bei problemi. Dicono di aver messo delle guaine per impedire che piova all’interno, cosa che invece è capitata diverse volte quest’anno, ma che era successa anche negli anni scorsi. Meglio fare finta di non sapere nulla delle tubature e degli impianti elettrici. Ognuno si è cambiato le finestre, fatto i pavimenti, pavimentato i balconi da solo. Adesso, per rifare i balconi, hanno tolto tutte le piastrelle e dalla parte della cucina anche le balaustre. Si aspetta che montino quelle nuove, sperando che i soldi bastino per rifare tutti i balconi. Sono case nate con lo stile sovietico degli anni ’70, prefabbricate, con lastroni di cemento.. Hanno dimostrato di essere robuste. Nonostante tutto non si sono sbriciolate… ma non è detto che non capiti nei prossimi anni. Nessuno può sapere in che condizioni siano i muri sotto i due cappotti. Spero abbiano fatto delle analisi prima di mettere il secondo…”

Agibili e abitabili?

“Diciamo – è la sua conclusione – che se non fossero pubbliche, nessuno le avrebbe considerate agibili e abitabili, ma nel quartiere ci sono 1000 persone, perlopiù anziane o molto anziane e nessuno ha avuto il coraggio di fare l’unica cosa sensata. Abbatterle e costruirne di nuove. A proposito di anziani. Alcuni decenni fa, in alcune scale hanno costruito le rampe per i disabili. Pazienza che la pendenza sia troppo ripida per usare in autonomia sedie a rotelle e deambulatori. La povertà non può chiedere nulla e si deve accontentare, peró sembra una vera presa per i fondelli che ci sia una rampa esterna e 7 ripidi scalini, in piastrelle incerate, fra l’ascensore e il portone di ingresso. La cabina dell’ascensore è la stessa di quando sono state costruite le case, le porte che non si chiudono mai bene, sono spesso tenute insieme con nastro adesivo e tasselli. Perfino il pavimento è in incernierato. Incredibilmente non ne è mai caduto uno”. Cos’altro dire!!!

 

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