
La guerra degli scaldabagni, forse, ha trovato la parola fine. Più che una querra si è trattato di una “querelle” tra Comune di Cesano Boscone e Aler che aveva preso il via lo scorso aprile a proposito di eventuali scaldabagni a gas installati abusivamente nelle case popolari del quartiere Tessera. Una lite, se così si può dire, che stava mettendo in difficoltà gli abitanti destinatari di una raccomandata che chiedeva conto della documentazione e la certificazione degli scaldabagni eventualmente installati. Una richiesta che aveva seminato il panico, in alcuni. Una richiesta che era la conseguenza di ATS, l’azienda di tutela della salute della Regione, subito dopo la segnalazione di un forte odore di gas proveniente da un’abitazione. I vigili del fuoco avevano emesso un verbale che obbligava “privati ed enti pubblici ad adeguare gli impianti di loro proprietà alle norme di sicurezza”.
L’incontro
Chi, cosa, quando, si doveva intervenire e soprattutto chi avrebbe pagato i costi dell’intervento? Erano queste le domande che affliggevano gli abitanti del quartiere. Dopo due mesi, la soluzione dovrebbe essere stata individuata. Lunedì 8 luglio, alle 18, davanti all’infopoint di Aler al quartiere Tessera, si è tenuta una riunione degli inquilini con i dirigenti Aler in merito alla questione “scaldabagni a gas sì”, “scaldabagni a gas, no” che sono appunto l’oggetto dell’ ordinanza del sindaco di Cesano Boscone.
L’impegno formale
Su input della consigliera comunale della “Lista civica per Adriana”, Sara Todaro, è stato preso formale impegno affinché Aler incontri tutte le oltre 960 famiglie del quartiere. Una alla volta, saranno invitate a partecipare ad una riunione loro dedicata per permettere ad Aler di rispettare la proroga concessa dal Comune di Cesano Boscone e risolvere il problema causato da chi ha installato una caldaia a gas al posto del vecchio scaldabagno elettrico. Aler si farà carico dell’acquisto delle nuove caldaie elettriche e le sostituirà nelle case di chi ha installato, a sue spese, quelle a gas.
La ciambella di salvataggio
Si è trattato di una decisione comprensibile, e generosa, che risolve il problema causato dell’ordinanza sindacale e salvato chi non aveva idea di non essere in regola. Il problema è nato con le modifiche legislative degli ultimi anni. Sono andate ad impattare su edifici che hanno quasi 60 anni e sono stati costruiti con architettura e materiali a imitazione dei casermoni popolari dell’Urss ai tempi della guerra fredda. Sono palazzi di bassa qualità, senza accorgimenti che facilitino la manutenzione, che ora hanno anche due cappotti.
Via il gas, sì all’elettrico
Le canne fumarie, risultate troppo piccole per l’utilizzo del gas, Non solo: sono inserite all’interno delle palazzine invece che all’esterno. Impossibile cambiarle senza abbattere le palazzine stesse. La soluzione più logica è quella che tutti tornino agli scaldabagni elettrici e il cambio sarà effettuato con l’aiuto di Regione Lombardia che ha concesso ad Aler di spostare alcuni fondi verso questo progetto. Progetto affidato a due imprese, e che sarà effettuato prima della scadenza della proroga concessa dal Comune di Cesano Boscone.
non veritiero
voluto si sa ..ma si poteva fare altro lasciando quelli a gas