mercoledì, Ottobre 8, 2025
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Vandalismo sull’ autobus della linea 322: il coraggio di una signora, l’indifferenza di tutti gli altri

Sul pullman della tratta Bisceglie-Cesano, piccoli vandali crescono tra il silenzio degli adulti

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Nella foto, gli effetti del passaggio del piccolo vandalo: ha girato la telecamera, staccato il martelletto dalla sua posizione e, con un accendino, ha tentato di dare fuoco alla cordicella che lo assicura al soffitto

Gentile direttore,

Ieri verso le 15 una signora era sulla linea 322, in direzione dalla fermata della metropolitana di via Bisceglie verso via Gramsci di Cesano Boscone, nel quartiere Tessera. È l’orario in cui, in via Vespucci, salgono i ragazzi ritardatari che tornano a casa dalle scuole medie. L’età di questi ragazzi è tra i 12 e i 14 anni. Molti di loro sono ancora piccolini, altri invece hanno già iniziato la trasformazione che li porterà a diventare uomini.

Fra questi, ieri pomeriggio, è salito un ragazzo in cui la trasformazione sembrava decisamente precoce. I suoi amici gli arrivavano a malapena al gomito e le sue spalle erano quelle di un uomo adulto. La sua età era tradita solo da un accenno di barba troppo rada per essere matura. Il viso era a metà fra quello di un adulto e quello di un bambino: la fronte prominente incorniciata da capelli nerissimi, le guance ancora piene da dodicenne.

Una descrizione fisica che intenerisce e che mostra il delicato momento dell’adolescenza in tutte le sue difficoltà. Il vero problema, però, è come crescono questi ragazzi, cosa fanno mentre crescono e cosa si è in grado di contrapporre al senso di onnipotenza che deriva dallo sviluppo precoce dei loro muscoli.

Infatti, mentre i suoi amici si dondolavano innocentemente — e fortunatamente senza conseguenze — tra i sedili e i sostegni della parte posteriore dell’autobus, al nostro burbero mini Hulk è venuto in mente di sedersi sotto il martelletto frangivetro dell’uscita di sicurezza, girare la telecamera, staccare il martelletto dalla sua posizione e, con un accendino, dare fuoco alla cordicella che lo assicura al soffitto. Il ragazzo ha ignorato completamente la signora seduta davanti a lui: una donna anziana, mite ma ben in carne, con ancora una buona muscolatura. Ha ignorato anche l’uomo alle sue spalle, che si faceva i fatti suoi. Forse non si aspettava nessuna reazione, soprattutto dalla signora, che non si è alzata dal posto, non ha agitato le mani, ma con voce sibilante e decisa ha detto: “Che cazzo fai? Rimettilo a posto.”

Chissà, forse quel tono autoritario e deciso, ma non urlato, gli ha ricordato le scarpate della mamma. Fatto sta che il mini Hulk ha subito mollato il colpo, ha lasciato il martelletto e si è allontanato, tornando in fondo all’autobus con i suoi amici nanetti. L’unica reazione è stata quella di mimare, a modo suo, quello che secondo lui sarebbe stato il seguito della sgridata: “Chiamo i carabinieri”, “Adesso ti denuncio.” Ma nessuna di queste frasi è arrivata. La signora è tornata a farsi i fatti suoi.

Ciò che impressiona è che né l’uomo seduto di spalle, né l’autista, abbiano avuto la minima reazione alla stupidaggine che stava facendo il ragazzino che aveva tutte le intenzioni di appropriarsi del martelletto frangivetro. Sembrava non si fossero accorti di nulla, anche se non è possibile. Al capolinea, la signora ha avvisato l’autista. E lui ha risposto: “Perché non me lo ha detto subito?”. Se non si è accorto che un mini Hulk stava staccando il martelletto e una signora gli aveva detto “che cazzo fai?”, era inutile dirgli qualcosa. O non aveva voluto sentire, o non avrebbe sentito comunque. L’episodio va raccontato, perchè ricorda che è inutile lamentarsi del vandalismo dei giovani se la società — cioè le stesse persone che assistono ai piccoli danni — non interviene nemmeno con due parole decise, fin dalle prime avvisaglie. Poi, quando dal martelletto passano a usare i muscoli nuovi per rompere sedili o spaccare vetri, è tardi per lamentarsi.

grazie per l’ospitalità

Francesca M.

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