martedì - 16 Aprile 2024
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“Un omicidio plateale che ha fatto ripiombare Buccinasco negli anni bui della guerra di mafia”

Per quale motivo Salvaggio è finito nel mirino dei suoi killer? Ci sono nuove leve della criminalità organizzata che vogliono scalzare i vecchi boss (l’età media è ultrasettantenne)? È una ipotesi che fa paura

Buccinasco-omicidio-salvaggio
Nella foto, il tratto di via Costituzione a Buccinasco, dove è stato ucciso il boss Paolo Salvaggio

Un omicidio plateale, per strada, un agguato in piena regola e in stile mafioso, una esecuzione che ha fatto ripiombare Buccinasco negli anni bui della guerra di mafia: questo è stato l’omicidio di Paolo Salvaggio, 60 anni, pregiudicato per rapina, omicidio e traffico di droga, affiliato al clan Barbaro-Papalia e con contatti con la della Sacra Corona. Un boss, stando alla iconografia della criminalità organizzata.

Per quale motivo è finito nel mirino? Per uno sgarro? Sarebbe andato tranquillamente in bicicletta se questa fosse l’ipotesi più concreta? Per una partita di droga non pagata o non consegnata? La considerazione è la stessa dello sgarro. Ci sono nuove leve della criminalità organizzata che vogliono scalzare i vecchi boss (l’età media è ultrasettantenne)? È un’ipotesi che fa paura. Perché i Papalia, i Barbaro con le loro mille ramificazioni (familiari e d’interessi) non cederanno il passo tanto facilmente. Una nuova guerra di mafia, dopo trent’anni di pax, insanguinerebbe le strade del sud ovest, così come erano insanguinate negli anni Ottanta-Novanta.

Sono le modalità dell’omicidio di ieri a far temere il peggio. Ricordano le scene più violente dei vari Gomorra e compagnia bella. Scene che la Calabria ha vissuto sulla propria pelle. Che Buccinasco, Corsico, Cesano Boscone hanno vissuto sulla propria pelle. Salvaggio è stato freddato con tre colpi di pistola, l’ultimo dei quali sparatogli a bruciapelo quando era già a terra agonizzante. Si trovava in strada. Stava pedalando a bordo della sua bicicletta, quando è stato avvicinato, al semaforo tra via della Costituzione e via Morandi, da uno scooter. In sella i suoi due killer. I primi colpi, esplosi a distanza ravvicinata, lo hanno raggiunto a testa e spalla, e poi, quando era a terra, il suo assassino gli ha sparato devastandogli il viso.

Ricoverato in arresto cardiaco all’Humanitas di Rozzano, è morto poco dopo l’arrivo in ospedale. Il suo cadavere era ancora caldo quando sono cominciate le reazioni. Alcune composte, altre meno. La più polemica è quella di Klaus Davì, massmediologo Tv, che ha accusato il sindaco di Buccinasco di non aver fatto nulla contro le mafie “al di là di qualche ridicola iniziativa di facciata”. “Anzi – ha girato il dito nella piaga – in una serie di interviste ha dichiarato che con lui la ‘ndrangheta era stata cacciata da  Buccinasco”. Invece…

In campo sono scesi anche i partiti nazionali e locali. Naturalmente con visioni e ricette diametralmente opposte. Nel mirino sono finite le Forze dell’ordine. “Li crediamo tutti manager, invece sparano ancora” è la sottolineatura del senatore Franco Morbidelli che contesta anche le conclusioni del rapporto della Dda, la Direzione distrettuale antimafia, che da alcuni anni racconta della “immersione” della ‘ndrangheta in particolare che, per fare affari, avrebbe rinunciato a sparare. L’agguato di ieri sembra dimostrare il contrario.

“Chi pensava – ha detto Mirabelli – che la scelta di aggredire l’economia legale per riciclare il denaro sporco avesse spinto le mafie a rinunciare alle armi, si sbagliava. La scelta di sparare meno per non creare allarme per non spaventare l’opinione pubblica non ha cambiato la natura violenta e intimidatoria delle organizzazioni mafiose che oggi tornano a colpire in modo tanto efferato. Le istituzioni tengano alta la guardia. Quanto accaduto è un segnale d’allarme che non va sottovalutato, visto che la criminalità organizzata torna a sparare e a uccidere in un territorio tanto segnato dall’insediamento della ‘ndrangheta come questa parte del sud di Milano”.

Se l’è presa con lo Stato anche il sindaco di Buccinasco che all’Agi ha dichiarato: “Negli ultimi anni l’unica presenza tangibile dello Stato qui è stata quella della Polizia Locale. Ora la musica deve cambiare, le istituzioni non ci devono lasciare soli”. “A Buccinasco – ha proseguito il sindaco – si sta consumando una nuova guerra di mafia, un cambio di potere ed evidentemente era necessario mandare un messaggio ben chiaro e alla luce del sole. Da anni denunciamo la presenza sul nostro territorio di pregiudicati e famiglie legate alla criminalità organizzata e gridiamo la necessità di tenere sempre alta l’attenzione”.

Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda delle dichiarazioni di Klaus Davi, quelle di Caterina Romanello, capogruppo della lista civica Buccirinasco. Nel mirino il cartello che campeggia all’ingresso di Buccinasco con la scritta “Qui la ‘Ndrangheta ha perso”. “Con oggi – ha scritto in un post la romanello – penso che questo cartello all’ingresso di Buccinasco debba essere rimosso. Per rispetto ai cittadini, alle vittime e alle forze dell’ordine, oggi si riapre una pagina di storia che doveva essere risolta o comunque superata invece si ripropone più violenta e determinata di allora. Non si può accettare di combattere la mafia coi cartelli e subirla con le esecuzioni in pieno giorno!”

Di parere completamente opposto le parole scritte dal Pd in un documento diffuso su Facebook: “Non è ammissibile che la criminalità organizzata pensi di poter regolare i propri conti sulle nostre strade, mettendo in pericolo i nostri cittadini. Sono anni che il Sindaco, questa amministrazione e la città intera denunciano la presenza di questi pregiudicati e famiglie criminali sul territorio, facendo seguito al quotidiano impegno di mantenere i fari sempre accesi sulla questione”.

“Come coalizione di maggioranza – prosegue la dichiarazione – intendiamo ancora una volta sostenere il nostro Sindaco nel chiedere a gran voce alle forze dell’ordine e alla magistratura inquirente azioni quanto più tempestive e una maggiore presenza sul territorio che deve essere, come ribadiamo da anni, particolarmente attenzionato. Senza questa presa di coscienza delle altre istituzioni non possono essere sufficienti a garantire ai nostri cittadini una città in cui non si debba avere paura di vivere”.

“La campana della barbara esecuzione di ieri mattina – ha detto Maria Grazia Barbisan di Fratelli d’Italia –  suona per tutti, maggioranza e opposizione, e ci dice che il tempo della propaganda, della retorica e delle chiacchiere a buon mercato deve finire.
E’ il momento dell’impegno, dei fatti e della responsabilità. Non possiamo non constatare l’inadeguatezza e l’inutilità di quella che, in epoca non sospetta, abbiamo definito l’antimafia delle chiacchiere. Quella che trasforma un tema fondamentale in un argomento di propaganda, la lotta contro la mafia in un rituale scontato e banale fatto di cartelli, slogan e iniziative tanto simboliche inutili e strumentalizzate in base alla convenienza del momento”. Chi ha buone orecchie per intendere, intenda.

 

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