
I giudici hanno accolto il ricorso presentato da Rocco Papalia, dallo scorso maggio in libertà dopo 27 anni trascorsi in carcere, perchè, durante il quarto di secolo passato in prigione, si è sempre comportato bene
Quello che per anni è stato definito il “padrino di Buccinasco”, non è più tale. Secondo la Corte di Appello di Milano, infatti, il “boss dei boss” Rocco Papalia non è più un uomo pericoloso, perciò ha revocato la “sorveglianza speciale” nei suoi confronti, decisa invece solo pochi mesi fa dai giudici del Tribunale di Sorveglianza e ribadita appena qualche settimana fa dalla Sezione misure di prevenzione del palazzo di giustizia di Milano, per almeno altri cinque anni.
Il cumulo delle pene
Considerato uno dei più importanti capi della mafia calabrese al Nord, Papalia era stato scarcerato dopo aver scontato 25 anni in prigione. Condannato a una pena di circa 128 anni per l’omicidio di Giuseppe De Rosa, fuori da una discoteca milanese, per traffico di droga e rapimento, era tornato libero grazie al calcolo del cumulo delle pene e si era trasferito nella sua villetta di via Nearco a Buccinasco, parzialmente sequestrata ed espropriata.
Cercarsi un lavoro
Tra gli obblighi imposti dai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano c’era anche l’invito a cercarsi un lavoro, rispettare le leggi, non frequentare criminali. La Corte di Appello ha ribaltato tutto. Contro la decisione, il sostituto procuratore generale Laura Barbaini ha già annunciato ricorso.
Le cronache buccinaschine
Uscito dalle patrie galere, Papalia è diventato subito protagonista delle cronache buccinaschine. Qualche giorno dopo la sua scarcerazione ha partecipato alla prima comunione della nipotina, poi ha invocato il silenzio da parte di stampa e amministrazione di Buccinasco sulle sue vicende personali, infine ha bussato alla porta del comune e ha reclamato l’utilizzo del cortile della sua villa, assegnato a una Onlus che ospita richiedenti asilo.
Il percorso carcerario
Che cosa ha convinto i giudici a revocare la sorveglianza speciale? “Un percorso carcerario – c’è scritto nel provvedimento – connotato da regolarità di condotta abbinato a elementi che denotano l’allontanamento di Papalia dagli ambienti malavitosi che ne hanno contraddistinto la prima parte della sua vita”. I magistrati, poi hanno fatto appello al “valore risocializzante e rieducativo della pena, principio consacrato nell’articolo 27 della Costituzione vista la regolarità di condotta che ha contraddistinto tutto il percorso carcerario in diversi istituti”. Un vero angioletto, insomma.
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