
Rozzano ha detto addio a Oscar Zocchi, il bambino di soli otto anni morto lunedì notte per una crisi respiratoria mentre era ricoverato nell’ospedale pediatrico Buzzi. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato sgomenta un’intera città, che oggi pomeriggio si è stretta attorno ai suoi genitori, unendosi con loro in un caldo abbraccio. C’erano tutti: i suoi compagni di calcio, gli amici, gli amministratori locali che hanno decretato una giornata di lutto cittadino. C’era soprattutto la gente comune.
Una folla dolente ha accompagnato il feretro nella chiesa di Sant’Angelo. Sul volto di molti, segnato dalle lacrime, una sola domanda: “Come è possibile che sia accaduto?”. Oscar era un bambino sano. Amava giocare a calcio ed era uno dei leader dei Pulcini del Rozzano. Indossava con orgoglio la sua maglietta numero 10, quella di Roberto Baggio, Alessandro del Piero e Francesco Totti. La settimana scorsa aveva avuto una leggera forma di influenza che gli aveva lasciato in eredità una bronchite.
Lunedì ha cominciato a star male. È stato trasportato prima al San Carlo, poi, con l’aggravarsi delle sue condizioni, all’ospedale pediatrico Buzzi. I medici hanno tentato inutilmente di salvarlo. Il bambino è entrato in coma e dopo poche ore è morto. La sua scomparsa ha straziato i suoi genitori. In ospedale c’era anche Andrea Farci, uno dei dirigenti del Rozzano Calcio che li aveva accompagnati. Tre persone distrutte dal dolore.
Come quelle che hanno occupato ogni spazio sul sagrato e nella chiesa di Sant’angelo. C’erano tanti ragazzi e soprattutto bambini molti dei quali con gli occhi arrossati e il volto segnato dalle lacrime. Per molti di loro la scomparsa di Oscar è stato il primo contatto con la morte, un contatto che li ha lasciati privi di forze, attoniti, sorpresi, stupiti, smarriti.
Le esequie sono state celebrate da Don Roberto e padre Luigi. Ed è stato proprio padre Luigi, una vita trascorsa con i ragazzi dell’oratorio a pronunciare l’omelia. Un’omelia appassionata di una persona coinvolta emotivamente in una tragedia di questa portata. “Chissà – ha detto – se la morte di Oscar, otto anni di storia interrotta, ci fa apprezzare la vita. Deleghiamo la morte a caratteristica di chi ha una certa età, poi, un giorno, scopriamo che ha il volto di un bambino che deve ancora scoprire il proprio posto nel mondo”.
“Dentro una tempesta emotiva – ha aggiunto – c ‘è una città che piange. Un bambino che muore ê una bestemmia, ma accade e coglie di sorpresa sino a tramortire. Oltre la morte ci sono le lacrime, la protesta degli innocenti, quella dei bambini. Sono l’espressione dello smarrimento”. Poi rivolto alla mamma di Oscar e tutte le madri presenti, ha indicato il loro volto “trasformato in guanciali di lacrime tessute nella notte”. Infine ha concluso con: “Il volto di Oscar è nascosto in piccoli gesti d’amore: è vivo tra le braccia di Dio e ci sprona a disputare la partita della vita. Di goderne di ogni attimo e di apprezzarla nella sua semplicità”.