Una volta era il covo di un boss del narcotraffico, Mario Adduci, membro di Cosa nostra. Oggi è diventata oggetto del contendere di due ben distinti schieramenti politici: centrodestra e centrosinistra. Non solo a livello locale, ma anche nazionale (è dello scorso 15 novembre la notizia di una interpellanza presentata in Parlamento) e regionale. Da una parte c’è chi vuole che continui a essere la sede di alcune associazioni, dall’altra chi vuole demolirla e destinarla ad altri usi, sempre nel sociale.
Schiaffo in faccia
I toni del contendere si sono fatti duri. Questa mattina se ne doveva discutere in commissione antimafia a Palazzo della Regione Lombardia. Una seduta disertata dai membri del centrodestra che ha fatto letteralmente “incazzare” gli omologhi del centrosinistra. Che hanno diffuso un comunicato con il quale hanno accusato i loro colleghi di aver dato “uno schiaffo in faccia alla Commissione e a tutti i cittadini”.
Chiedano scusa
Il documento è stato sottoscritto da Pierfrancesco Majorino, Paolo Romano e Simone Negri (ex sindaco di Cesano Boscone), capogruppo e consiglieri regionali del Pd. “Come Gruppo regionale del Partito democratico – hanno scritto – ci chiediamo se legalità e antimafia siano quindi dei valori o delle priorità per la maggioranza che governa Regione Lombardia, o se forse esporsi su questi temi ‘non convenga’”. “Chiediamo – hanno puntato l’indice – le scuse della maggioranza e una giustificazione per questa assenza vergognosa”.
L’interrogazione
pocketnews.it si è già occupato del caso. Sin da quando è finito al centro di una interrogazione parlamentare sottoscritta da Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 stelle. Lei, come tutti coloro che in questi ultimi anni si sono adoperati all’interno dell’immobile e lo hanno reso un punto di riferimento della lotta alla cultura mafiosa, vorrebbero sapere che fine farà. Una fine che è stata già ufficializzata dal sindaco Ferretti e compagnia bella.
Abbatterla e ricostruirla
E sì, perché la giunta di centrodestra che governa Rozzano, dopo aver valutato i costi della sua ristrutturazione, ritenuti troppo alti, ha deciso di abbatterla e ricostruirla ricorrendo ai fondi del Pnrr. Per destinarla a cosa? Al sociale. A ospitare famiglie in difficoltà, far fronte all’emergenza abitativa che a Rozzano è una vera e propria piaga e al contrasto alle povertà. I due fronti, le associazioni antimafia e l’amministrazione comunale da tempo si guardano in cagnesco. Le prime, lo scorso 23 settembre hanno organizzato una mobilitazione in difesa della villa. La seconda continua imperterrita sulla sua strada.
Simbolo di legalità
Come già scritto, a capo della protesta c’è il comitato Molise 5 secondo il quale demolire l’immobile “vuol dire eliminare un simbolo di lotta alle mafie, un simbolo di legalità”. “Qualcuno teme di perdere il suo giocattolo – è stata la risposta di piazza Foglia – Il progetto è pronto. Lo abbiamo presentato ai responsabili dei finanziamenti del Pnrr ed è stato approvato. Ha ottenuto anche il via libera dalla commissione che si occupa di assegnare i beni confiscati alla mafia. Creeremo un centro per il contrasto alle povertà con sportelli dedicati e, al primo piano, due appartamenti da destinare all’emergenza abitativa. Si tratta di una iniziativa di un valore sociale senza pari che è stato votato all’unanimità (quindi anche dai rappresentanti del Pd) anche dal Consiglio comunale di Rozzano”.
